Stati Uniti, Myanmar, India e Cina
si aprono i giochi

09/11/2009

Il 4 novembre 2009 l’Assistente del Segretario di Stato statunitense per il Sudest Asiatico e il Pacifico - Kurt Campbell - ha incontrato in Myanmar i vertici governativi. Il giorno prima Campbell aveva incontrato i politici dell’opposizione della Lega Nazionale per la Democrazia.

È la prima volta dal 1995 – dall’epoca della visita dell’allora Segretario di Stato Madelaine Albright - che una delegazione statunitense si reca in visita in Myanmar. Fra pochi giorni il Primo Ministro Thein Sein incontrerà Barack Obama in occasione dell’incontro fra gli Stati Uniti e i leader dell’Associazione delle Nazioni del Sudest Asiatico (AESAN).

Gli Stati Uniti hanno deciso di cambiare strategia e aprire un dialogo con il Myanmar, dato che le sanzioni non hanno portato a nessun cambiamento nel regime.

Il Myanmar in questi anni ha continuato a intrattenere rapporti economici con la Cina, con l’India e, in misura minore, con la Tailandia e la Corea del Sud. Ognuno di questi paesi ha mostrato particolare interesse per il gas naturale e le altre risorse naturali del paese.

Lo stesso giorno dell’arrivo di Campbell la China National Petroleum Corp. ha dichiarato di aver avviato la costruzione di un oleodotto che scorrerà dal porto dell’isola di Maday, in Myanmar, verso la Cina attraversando l’intero paese (vedi mappa a lato). L’oleodotto trasporterà il petrolio proveniente dai paesi del Medio Oriente e dell’Africa, che così non dovrà più attraversare lo stretto di Malacca  – attraverso cui transitano quasi tutti i rifornimenti diretti in Cina, Giappone e Corea del Sud.

La Cina ha deciso questo progetto per creare una nuova via di approvvigionamento via terra accanto alle vie di rifornimento marittime già esistenti, molto più vulnerabili. Pechino ha già messo in piedi numerosi progetti in Asia centrale per convogliare gas e petrolio verso la Cina.  Recentemente è stato studiato un piano per la costruzione di un nuovo gasdotto che dovrebbe collegare i giacimenti del Myanmar alla Cina: i lavori, che inizieranno prima della fine dell’anno, saranno gestiti dalla coreana Hyundai Heavy Electrics in collaborazione con Daewoo International e Korea Gas Corp.

Negli ultimi dieci anni Pechino ha aumentato notevolmente la sua influenza sul Myanmar con accordi energetici e finanziamenti per la costruzione di infrastrutture studiate appositamente come alternative al transito nello stretto di Malacca. Anche Nuova Delhi ha svolto un ruolo attivo in Myanmar e di conseguenza la rivalità fra Cina e India per il controllo del paese è aumentata. La presenza di infrastrutture cinesi sulla costa occidentale del Myanmar garantisce a Pechino l’accesso all’Oceano Indiano, il che preoccupa Nuova Delhi.

I vertici indiani ritengono che la Cina si sia insediata nei porti di Myanmar, Pakistan e Sri Lanka nel tentativo di accerchiare l’India ed erodere la sua egemonia nell’Oceano Indiano.

Pechino osserva con attenzione le recenti mosse statunitensi, dato che il Myanmar appartiene alla sfera d’influenza cinese ed è determinante per la sicurezza energetica della Cina. Strategicamente parlando, il Myanmar non rientra negli interessi americani e quindi Washington non si preoccupa molto delle reazioni cinesi al momento. Ma nell’ottica cinese gli attuali contatti fanno parte di un piano più articolato mirato a ridimensionare il potere della Cina. Di fatto Pechino teme che gli Stati Uniti possano soffiarle via contratti energetici mettendo così a rischio la sua sicurezza energetica.

Questa incomprensione a lungo andare rischia di costituire un tarlo nei rapporti fra Cina e Stati Uniti e di ridisegnare gli equilibri nella regione. Per ora però non si intravvedono segnali negativi.  

 

A cura di Davide Meinero

 

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