L'Unione Europea
investe in progetti energetici

11/03/2010

Il 4 marzo 2010 la Commissione Europea ha annunciato di voler finanziare 43 nuovi progetti mirati a diminuire la dipendenza dall’energia russa e a sostenere l’economia. L’UE spenderà 1,3 miliardi di euro per la costruzione e l’allacciamento di nuovi gasdotti, 80 milioni di euro per invertire il flusso nelle attuali condutture in Europa centrale e 900 milioni di euro per connettere fra di loro le griglie per la distribuzione dell’energia nei diversi paesi dell’Unione. Su richiesta della Germania, nessuno di questi progetti potrà essere finanziato per più del 50% della spesa complessiva.

Con gli attuali progetti l’UE intende proteggere gli stati membri – specialmente i paesi dell’Europa centrale – dai tagli di gas del Cremlino permettendo loro di importare gas dall’Europa occidentale quando la Russia chiude i rubinetti.  Non si tratta di svincolarsi del tutto dall’energia russa, ma di integrare i mercati dell’est nella rete di distribuzione dell’Europa occidentale, per renderli meno vulnerabili ai tagli del Cremlino.

Quattro nuovi gasdotti – Skanled, Baltic Pipe, GALSI, ITGI – trasporteranno esclusivamente gas non russo.  Il rigassificatore polacco di Swinoujscie farà altrettanto. La Polonia ha già un contratto per acquistare  Gas Naturale Liquefatto (GNL) da Qatari LNG – e portarlo in Europa con navi cisterna. Grazie a questi progetti, che dovrebbero essere terminati entro il 2014, il mercato europeo disporrà di 26 miliardi di metri cubi di gas di provenienza non russa – una cifra significativa considerato che nel 2008 Mosca ha esportato 71,85 metri cubi di gas in Europa (esclusa la Germania). I finanziamenti toccano anche al gasdotto Nabucco, anche se attualmente non è ancora  stabilito da chi verrà rifornito.    
 
I gasdotti dell’Europa centrale non sono collegati fra loro, ma esclusivamente alle infrastrutture provenienti dalla Russia. L’UE per ovviare a questo problema investirà 80 milioni di euro per che il flusso nei gasdotti si possa invertire, in modo da permettere ai paesi dell’est non solo di esportare il gas russo ma anche di importare il gas proveniente da altri paesi. Bruxelles inoltre investirà 900 milioni di euro per collegare fra di loro le condutture, in modo che i diversi paesi possano scambiarsi il gas in caso di necessità. 
 
L’Unione Europea punterà anche a potenziare i gasdotti dell’Europa occidentale per aumentarne la portata – in Francia ad esempio verranno spesi 175 milioni di euro per aumentare la capacità dei gasdotti in modo da poter trasportare il gas proveniente dall’Africa centrale verso la Spagna e il Belgio, e verranno investiti 200 milioni per creare nuove condotte fra Francia e Belgio. La Francia diventerà così un importante corridoio di transito del gas dall’Africa alla Germania.
 
Altri investimenti sono riservati alle griglie di distribuzione elettrica nell’UE. Bruxelles vuole unire la rete elettrica dei paesi baltici a quella dell’Europa occidentale. Si tratta di una scelta strategica di lungo termine, perché gli stati baltici possano  uscire dall’isolamento. Recentemente la Lituania ha dovuto chiudere la centrale nucleare da 1.300 megawatt (Ignalina) che bastava a coprire il 75% del fabbisogno interno e parte di quello di Lettonia ed Estonia. Dopo la chiusura di Ignalina la Lituania ha dovuto importare gas dalla Russia. Attualmente Lettonia ed Estonia possono contare sull’energia idroelettrica e su quella prodotta dalla combustione di scisti bituminosi, ma se il consumo di energia dovesse aumentare sarebbero certamente costrette a rivolgersi alla Russia.
 
I progetti dell’UE rappresentano un passo significativo – anche se non determinante - per la diversificazione delle fonti di energia nel continente e per la riduzione della dipendenza dalla Russia.  
 
A cura di Davide Meinero

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