I Pashtun e l'identità etnica

22/03/2010

22 marzo 2013

Chi sono davvero i Pashtun? Quali sono i loro tratti identitari? E' possibile integrare i Pashtun nel processo di pace? Vale la pena soffermarsi ad approfondire questo importante aspetto del panorama socio-politico afgano. 

Cultura e tradizione

Le aree tribali abitate dai Pashtun coprono un vasto territorio che va dal Pakistan all’Afghanistan, fino al confine con l’Iran (vedi mappa a lato). In Afghanistan ci sono circa 15 milioni di Pashtun, pari al 42% della popolazione afgana, mentre in Pakistan sono circa 25 milioni, pari al 15% della popolazione pakistana. Si tratta di 350 tribù raggruppate in cinque grandi schieramenti, il più grande dei quali è la tribù Durrani, che rappresenta l’11,4% dei Pashtun – il presidente Karzai ad esempio appartiene ai Durrani.

 

L’Afghanistan ottenne l’indipendenza nel 1747, quando le tribù Pashtun si unirono sotto la guida di Ahmed Shah Durrani. A quell’epoca venne redatto il Pashtunwali, il codice tradizionale che tuttora regola le pratiche culturali e il comportamento dei Pashtun.

Nel 1893 fu fissato il confine orientale dell’Afghanistan (la linea Durand), quando l’emiro afgano Abdur Rahman Khan firmò un accordo con l’impero britannico – che allora controllava il subcontinente indiano. I Pashtun non hanno mai riconosciuto il confine, che taglia in due le aree tribali, e dunque hanno sempre continuato a muoversi liberamente fra Afghanistan e Pakistan.

Secondo i Pashtun il Pashtunwali esisteva già prima  dell’Islam. Dunque mentre la Shari’a regola esclusivamente la condotta morale degli individui in campo privato, il Pashtunwali è il codice d’onore da cui dipende l’integrità della singola persona, della famiglia e dell’intera comunità. Sono quattro i capisaldi del Pashtunwali: 1) onore e cavalleria; 2) ospitalità; 3) differenziazione fra uomo e donna; 4) autorità della Jirga (l’assemblea dei Pashtun).  

Il Pashtunwali è amministrato dalla Jirga, costituita dai membri maschi più anziani della comunità, che si occupano della risoluzione dei conflitti e controllano la situazione generale della tribù.

La Jirga non smette di discutere fino a quando non viene raggiunto il consenso di tutti i suoi membri, e dunque le discussioni possono durare anche diversi mesi. Tuttavia questo meccanismo permette di mantenere l’ordine sociale pur nell’assenza di un governo centrale.

Di fatto i Pashtun non si servono di tribunali, avvocati, poliziotti, etc. perché ritengono che i mezzi di cui dispongono per risolvere i conflitti sociali sono più efficaci, e per questa ragione non amano che lo stato cerchi di estendere la propria amministrazione alle loro comunità.

Religione

I Pashtun seguono la versione più antica dell’Islam sunnita che deriva dalla scuola Hanafi – una delle versioni più liberali dell’Islam. La Shari’a e il Pashtunwali coesistono, ma se viene a crearsi un conflitto fra i due si seguono sempre le regole del Pashtunwali. Tradizionalmente i mullah e i chierici sono subordinati ai capi tribù e non hanno potere politico.

Più volte nella storia però alcuni mullah hanno cercato di porsi al di sopra del Pashtunwali e di conquistare il potere politico facendo leva sulla religione, ma di solito sono stati messi a tacere dai capi tribù.

Tuttavia negli anni ’70 e ’80 i mullah sono stati armati e finanziati dalle potenze esterne che volevano cacciare i Sovietici  dall’Afghanistan e così a poco a poco è nato il movimento religioso più duraturo e potente di tutti i tempi – i Talebani.

I Talebani in origine erano studenti fuggiti dall’Afghanistan durante l’occupazione sovietica e raccolti  in campi profughi nel Pakistan, dove sono stati educati alla versione più estremista e conservatrice dell’Islam nelle madrasse (scuole islamiche) finanziate dai Sauditi. Dopo il ritiro dei Sovietici e la lunga guerra civile fra i vari signori della guerra afgani, la popolazione civile accolse i Talebani con un certo sollievo, in quanto venivano percepiti come guerrieri fieri, onesti e devoti, capaci di portare “ordine e pace”. Ma appena si resero conto della loro brutalità, gli Afghani – compresi i Pashtun – iniziarono a prendere le distanze, ma non furono in grado di rovesciare il loro regime fino a quando gli Stati Uniti attaccarono l’Afghanistan.

Dal 2001 al giorno d’oggi

I Pashtun nel 2001 furono contenti di vedere la caduta del regime talebano, perché pensavano di poter finalmente ripristinare le loro antiche usanze, ma presto capirono che sarebbe invece sorto un nuovo stato centralizzato che avrebbe intaccato la loro indipendenza. Per questa ragione invece di schierarsi a fianco del governo hanno preferito avvicinarsi agli insorti che si battono contro la presenza straniera su suolo afgano.

Per mettere fine al conflitto è assolutamente necessario ottenere l’appoggio dei Pashtun, che rappresentano una larga parte della popolazione. Per riuscirci occorre elaborare una strategia complessa che prenda in considerazione le loro usanze.

1.      Innanzitutto occorre rispettare e favorire le pratiche culturali Pashtun per evitare che la loro identità venga minacciata – ad esempio accettando almeno in parte i principi contenuti nel Pashtunwali.

2.      Occorre ristabilire un equilibrio di potere all’interno della leadership tribale – ad esempio smettendo di nominare i governatori a livello centrale e permettendo ai capi tribù di candidarsi alle elezioni regionali e provinciali, in modo da coinvolgere anche le comunità locali nel processo politico.

3.      Infine occorre subordinare i leader religiosi al potere politico e spingere i chierici moderati a cooperare con le istituzioni.  

Dato che Afghanistan e Pakistan ospitano un gran numero di Pashtun, entrambi i paesi dovrebbero metter in atto politiche parallele per includerli all’interno delle scelte politiche senza intaccare la loro identità nazionale. Così sarà possibile ridurre l’opposizione violenta nelle aree tribali e spingere i Pashtun ad abbandonare le armi e prendere parte al processo politico.

Fonte: Mobilizing Identity in the Pashtun Tribal Belt, di Ellen Haring

A cura di Davide Meinero

 

 

Lascia un commento

Vuoi partecipare attivamente alla crescita del sito commentando gli articoli e interagendo con gli utenti e con gli autori?
Non devi fare altro che accedere e lasciare il tuo segno.
Ti aspettiamo!

Accedi

Non sei ancora registrato?

Registrati

I vostri commenti

Per questo articolo non sono presenti commenti.