La Bulgaria in bilico fra Russia e Occidente

17/06/2010

L’11 giugno 2010 il primo ministro bulgaro Boyko Borisov ha dichiarato che la Bulgaria rinuncerà alla costruzione dell’oleodotto Burgas-Alexandroupolis e sospenderà la costruzione della centrale nucleare di Belene. L’oleodotto Burgas-Alekandroupolis dovrebbe alleggerire il traffico navale attraverso gli stretti turchi (Dardanelli e Bosforo). La centrale di Belene dovrebbe invece rimpiazzare quella di Kozloduy (costruita nel 1967) che produceva il 40% dell’energia elettrica del paese fino a quando sono stati chiusi i reattori 3 e 4. Per entrare nell’UE la Bulgaria dovrà chiudere anche gli altri due reattori, ormai obsoleti e poco sicuri, per richiesta di Bruxelles.   La vicenda testimonia che i rapporti fra Russia e Bulgaria, alleati di lunga data, sono in lento declino. Peraltro all’inizio dell’anno il governo bulgaro si era dichiarato favorevole all’installazione di impianti antimissili balistici statunitensi (BMD).   La geopolitica della Bulgaria.   La Russia ha sempre guardato con un occhio di riguardo la Bulgaria, importante baluardo contro l’espansionismo turco nella regione. Tramite la Bulgaria inoltre la Russia ha sempre avuto accesso alla regione balcanica.     La Bulgaria deve la propria indipendenza alla Russia, che alla fine del XIX secolo combatté una guerra contro i Turchi per creare la Grande Bulgaria – che avrebbe dovuto estendersi dal Mar Nero al Mar Egeo – il che avrebbe permesso ai Russi di avere accesso ai porti del Mediterraneo.  Quando le potenze europee capirono i piani russi, si adoperarono per ridurre il territorio della Bulgaria – al Congresso di Berlino del 1878.   Da allora Bulgari e Russi, grazie anche all’affinità culturale e religiosa, sono sempre stati vicini, tant’è che durante la Seconda Guerra Mondiale pur facendo parte dell’Asse la Bulgaria rifiutò di attaccare l’Unione Sovietica, e anche durante l’epoca comunista la Bulgaria non mostrò mai segni di malcontento verso Mosca – a differenza di tutti gli altri paesi dell’Europa dell’Est. D’altronde Sofia, circondata da potenti rivali – la Turchia a Sud e la Romania a Nord - ha sempre preferito cercare protezione a Mosca per evitare di essere fagocitata dai suoi vicini.   Dal crollo dell’URSS al nuovo millennio.   Dopo il crollo dell’Unione Sovietica, Mosca ha perso molta della sua influenza nei Balcani, e la Bulgaria si è rapidamente convertita al libero mercato entrando a far parte della NATO e dell’Unione Europea. Per stabilizzare la regione dell’ex Yugoslavia (dove erano esplosi sanguinosi conflitti) i paesi occidentali decisero di  circondarla rapidamente di paesi appartenenti alla NATO e all’UE, permettendo subito l’ingresso di Romania e Bulgaria nel blocco occidentale. La lealtà della Bulgaria all’Occidente però è stata più volte messa in dubbio: infatti Sofia ha continuato a intrattenere stretti legami con la Russia – ad esempio appoggia il gasdotto South Stream, diretto concorrente del Nabucco – tanto da essere considerata da alcuni critici il ‘cavallo di Troia’ della Russia in Occidente.   Che cosa è cambiato?
  Le ultime mosse del governo bulgaro indicano che Sofia si trova ad un punto di svolta: non sa se entrare definitivamente nella sfera occidentale o mantenere il tradizionale rapporto con Mosca.   La situazione è cambiata radicalmente dal 1989 ad oggi. La Russia si è ritirata dai Balcani e Sofia rischia di rimanere isolata fra un vicino settentrionale (Romania) sempre più filo-americano e uno meridionale (Turchia) in costante ascesa e sempre più consapevole della propria potenza egemone. Per questa ragione non ha più intenzione di appoggiare perseguire progetti che possano irritare l’UE. La Bulgaria non ha molte scelte: in quanto membro della NATO,   circondato da paesi alleati degli Stati Uniti, non può che schierarsi a fianco di Washington dimostrando così di essere un alleato strategico nella regione. Tuttavia resta da vedere quanto i legami culturali e religiosi peseranno nelle scelte di politica interna, e se il governo sarà forte e capace di favorire la transizione a occidente.   A cura di Davide Meinero

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