L'Arabia Saudita sfida l'Iran in Bahrein

14/03/2011

14 marzo 2010

L’esercito dell’Arabia Saudita è penetrato in Bahrein come capo di una coalizione dei paesi del Consiglio di Cooperazione del Golfo per aiutare la monarchia a sedare le manifestazioni sciite, fomentate dall’Iran.  

Sin dalla sua nascita (1979) il regime iraniano muove i suoi alter ego nella regione: ci sta riuscendo in Iraq, dove è riuscito a ribaltare il risultato delle elezioni dello scorso anno, e in Afghanistan, dove le truppe ISAF sono sotto costante attacco da parte di gruppi finanziati dalla Repubblica Islamica – e non solo.

Ora però la mossa di Riyadh ha probabilmente scombinato il gioco. Teheran non si aspettava una reazione simile. Come può reagire?

1)    Può non rispondere alla mossa saudita e perdere un’opportunità, perdendo anche la faccia di fronte agli Sciiti del Bahrein.

2)    Può fornire aiuto militare ai ribelli e alimentare la guerra o guerriglia, ammesso che gli Sciiti del Bahrein siano disposti a morire per l’Iran – cosa che si sta probabilmente discutendo in queste ore.

3)    Può fomentare il caos in Iraq o in Afghanistan, per distogliere l’attenzione dal Bahrein e tenere occupati gli Occidentali, che hanno interesse a garantire una certa stabilità nel Golfo Persico. Questo però potrebbe indurre l’amministrazione americana a bloccare il ritiro delle truppe residue, cosa che non sarebbe nell’interesse dell’Iran.

4)    Può  chiedere ad Hezbollah e ad Hamas di attaccare  Israele: questo creerebbe un diversivo che esalterebbe il prestigio dell’Iran, ma che non indurrebbe i Sauditi ad andarsene dal Bahrein.  

Ahmadinejad, che ha costruito la sua carriera sul successo della sua politica estera, non può permettersi di apparire né perdente né passivo, perché le forze interne a lui ostili ne approfitterebbero per cercare di faro cadere.

I Sauditi hanno messo in difficoltà Ahmadinejad con una mossa inaspettata. Ma gli Iraniani sono tenaci e non molleranno facilmente.  

 

 

 

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