Il movimento Gulen: che cosa è e come opera
di Edward Stourton, 24 maggio 2011

31/05/2010

Il movimento Gulen, che offre servizi sociali per promuovere il bene comune, è forse la più grande organizzazione musulmana del mondo. È davvero la faccia moderna dell’Islam, oppure vi sono lati oscuri?

Il movimento Gulen ha sostenitori dal Kenia al Kazakistan, attrae ogni anno milioni di seguaci e miliardi di dollari. Fondato da un imam turco poco noto, il movimento Gulen è ormai presente in oltre 1.000 scuole in 130 paesi diversi, controlla molti think-thank, giornali, televisioni, stazioni radio, università e banche.

È unarete è diversa dalle altre: non ha una struttura gerarchica formale, è priva di organizzazione visibile e non richiede nemmeno un’iscrizione ufficiale. I suoi sostenitori lavorano insieme, a stretto contatto, seguendo il messaggio del predicatore carismatico Fethullah Gulen, portavoce di una visione tollerante dell’Islam basata sull’altruismo, il duro lavoro e l’educazione.

Gli uomini d’affari turchi sono attratti dalla sua visione internazionalista e dall’approccio pragmatico alle questioni legate al credito. A quanto pare i sostenitori turchi sono più di 10 milioni, e ciascuno di loro versa fra il 5% e il 20% del proprio stipendio a gruppi affiliati al movimento Gulen.

I critici sostengono il movimento Gulen vuole accrescere il proprio potere per diffondere  nel mondo idee conservatrici islamiche su tematiche quali alcol e matrimonio, e mettere il bavaglio  agli oppositori. L’anno scorso tre dei suoi principali oppositori in Turchia sono stati arrestati, il che ha destato ulteriori sospetti fra gli oppositori, sempre più convinti che il movimento sia ormai in grado di influenzare le scelte del governo.

Gli oppositori si appellano a un video uscito nel 1999 in cui Gulen pare suggerisca  ai suoi seguaci di infiltrare le principali istituzioni del paese con le seguenti parole: “Dovete muovervi nelle arterie del sistema senza che nessuno noti la vostra esistenza, fino a quando raggiungerete i centri di potere. Dovete aspettare finché non avrete in mano tutto il potere dello stato, finché non avrete dalla vostra parte tutte le istituzioni costituzionali turche”. L’anno successivo Gulen, accusato di cospirare contro la laicità dello stato turco, scappò negli Stati Uniti. Al processo venne assolto in contumacia perché il fatto non sussisteva.

Gulen ha ormai 70 anni e conduce una vita solitaria in una casa di campagna in Pennsylvania. Ha intimato ai suoi seguaci di costruire scuole e non moschee, e incoraggia gli scambi con le persone di altre fedi attraverso associazioni che promuovono il dialogo religioso – ce n’è una anche in Gran Bretagna.

 

Mobilità sociale                             

Di solito le scuole del movimento Gulen sono fortemente tecnologizzate,  e molti studenti possono studiare grazie a borse di studio finanziate dagli uomini d’affari vicini al movimento. Sebbene le scuole siano laiche, gli insegnanti devono avere una condotta impeccabile: non vengono accettati professori fumatori, bevitori o divorziati.

Farma Disli ha incontrato per la prima volta il movimento – che preferisce chiamare ‘Hizmet’, ovvero ‘cambiamento’ in turco – in una scuola che aiuta gli studenti a passare i test di ammissione all’università.  “Le persone che ho incontrato erano dei gran lavoratori pieni di virtù che praticavano la religione e allo stesso tempo svolgevano ruoli importantissimi. Per la prima volta mi sono accorta che era possibile essere religiosi e fare carriera.”

I sostenitori di Gulen sostengono che il movimento abbia svolto un ruolo fondamentale per aumentare le esportazioni della Turchia. Derdarj Yesilyurt, membro della Federazione degli Uomini d’Affari e Industriali Turchi, dice che il 95% dei suoi membri appoggia il movimento Gulen e ha dichiarato: “Il signor Gulen ha promosso alcuni valori internazionali che ci hanno aiutati a liberarci di barriere mentali, e ha aiutato la gente a pensare in grande.”

La combinazione di filantropia e affari è estremamente potente grazie alle scuole del movimento che preparano una nuova classe di uomini d’affari capaci di operare nei mercati emergenti – ad esempio in Africa e in Asia centrale.

 

La minaccia alla libertà di stampa

Tuttavia un gruppo mediatico guidato da sostenitori di Gulen, che controlla giornali, televisioni, stazioni radio e agenzie di stampa, è stato criticato per essere troppo vicino al partito islamista AK, attualmente al governo. Inoltre sono in molti a sospettare che il movimento abbia infiltrato alcuni settori della polizia e del sistema giudiziario.

L’anno scorso un capo della polizia che ha scritto un libro su questo tema è stato incarcerato, e all’inizio dell’anno due giornalisti investigativi, Ahmet Sik e Nedim Sener, che seguivano la stessa pista,  sono finiti a loro volta dietro le sbarre. Al momento dell’arresto Sik ha urlato: “Chiunque gli si avvicina, si scotta!” I tre sono tuttora in carcere: il loro arresto è legato al presunto complotto per rovesciare lo stato organizzato da estremisti di estrema destra, laici ferventi e alcuni generali. L’attivista Ferai Tinch, che si batte per la difesa della libertà di stampa, ha dichiarato che chiunque si arrischi a criticare il movimento rischia di finire in galera. “L’incarcerazione dei giornalisti è solo la punta dell’iceberg” ha dichiarato Tinch, “Nessuno osa più scrivere nulla sul movimento Gulen”. Ma il movimento ha respinto ogni accusa dichiarando di non avere niente a che fare con gli arresti. “È illogico pensare che i seguaci di Gulen siano coinvolti [negli arresti]” dice Cemal Usak, membro della Fondazione degli Scrittori che lavora per un giornale gulenista. “Sarebbe negativo per il movimento. Devono essere pazzi per credere una cosa simile”. 

Su di una cosa concordano sostenitori e critici: il movimento si sta espandendo a macchia d’olio, sta aumentando l’influenza sulle istituzioni del paese, e la sua espansione non sembra destinata a interrompersi presto.

(È di ieri la notizia che è stato arrestato il generale Balanli, oppositore del movimento, comandante dell’Accademia Militare in servizio attivo, con l’accusa di cospirazione).

 

 

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