La crisi sta riscrivendo
le regole in Europa

16/11/2011

16 novembre 2011

Gli eventi recenti in Europa sono stati a dir poco straordinari.

Il Fondo Monetario Internazionale, anziché chiedere aiuto ai Russi e alle loro riserve monetarie di 500 miliardi di dollari, ha avvisato Mosca affinché si proteggesse dalla ricaduta della crisi finanziaria europea.

I funzionari dei governi europei ammettono pubblicamente che sarebbe necessario espellere la Grecia dall'Eurozona. I funzionari della Commissione Europea dicono direttamente ai Greci e agli Italiani che governi debbono avere, e che cosa debbono o non debbono fare. E nel Regno Unito qualcuno chiede che gli Europei del continente scelgano finalmente qualcuno che sia responsabile di tutto.

Se c’è qualcuno capace di superare la crisi, questi sono i tedeschi – ma stanno lavorando con mezzi che non bastano neppure per la metà delle necessità. I tedeschi non vogliono che la Banca Centrale Europea (BCE) sostenga gli stati in difficoltà acquistando direttamente il loro debito sovrano – Berlino lo considera premiare un cattivo comportamento. I cittadini tedeschi non appoggiano trasferimenti di ricchezza verso gli stati del sud Europa. Berlino non può obbligare questi stati ad attuare l’austerità, visto che i trattati della UE garantiscono l'autonomia fiscale ai suoi stati membri.  La Germania sta usando la pressione pubblica per dare una gomitata ai governi del sud Europa, perché si adattino a fare la cosa giusta: ma ora l'immagine pubblica di una Germania prepotente è prevalente nel sud Europa, e l’opinione pubblica si oppone alle misure ritenute necessarie dalle élite europeiste.

Per migliorare gli strumenti dell’eurozona si sono perse le opzioni concreti di fermare la crisi di fiducia dei mercati. A fine ottobre i leader dell'Eurozona hanno cercato di espandere la portata del fondo di salvataggio europeo, l'EFSF (Fondo Europeo di Stabilità Finanziaria). L'EFSF poteva contare su 440 miliardi di Euro di garanzie statali con cui raccogliere finanziamenti privati da utilizzare in favore degli stati da ‘salvare’. 440 miliardi di Euro potrebbero sembrare una bella cifra. In realtà è appena sufficiente per il salvataggio in di Grecia, Irlanda e Portogallo, con un avanzo sufficiente per un onesto sforzo a sostegno della Spagna. Non è sufficiente per il salvataggio dell'Italia. Gli incontri di ottobre si sono conclusi con la decisione di cambiare la struttura della garanzia statale per i fondi dell’EFSF, in modo da coprire soltanto il 15-30 % dei finanziamenti privati che riuscirà a raccogliere (i dettagli non sono ancora stati definiti). Invece di attrarre più fondi, questo ha sconvolto la struttura delle garanzie al punto che il Fondo ha raccolto a malapena 2 miliardi di euro alla settimana! Lungi dall'avere la capacità di tirar fuori dai guai l'Italia o la Spagna,  ora appare improbabile che lo EFSF abbia abbastanza liquidità da gestire i salvataggi più piccoli, che erano già stati concordati.

L’Italia ha un debito pubblico di 1.9 trilioni di Euro, circa 120 percento del prodotto interno lordo – in proporzione il doppio di quello della Spagna. Senza aiuti dallo EFSF l'Italia potrebbe arrivare al fallimento. Gli effetti immediati renderebbero impossibile la sopravvivenza dell'Eurozona,   provocherebbero il tracollo di molte banche europee, e gravi crisi finanziarie anche negli altri paesi.

Il piano della Germania
La Germania ha fatto sforzi notevoli per ‘correggere’ in questi giorni sia l'Italia che la Grecia. I tedeschi hanno convinto sia i Greci sia gli Italiani a formare un governo di unità nazionale. Se questi governi reggeranno, si avvererebbe la speranza tedesca di raggiungere quattro obbiettivi:

·      attuazione di programmi di austerità su mandato dell’Unione Europea: la speranza è che governi tecnici possano forzare politicamente ciò che sarebbe un suicidio politico per qualunque governo eletto;

·      modifiche costituzionali che impongano agli stati di mantenere i bilanci in pareggio. La Germania vuole che gli stati generino eccedenze di bilancio per ridurre il loro carico di debiti;

·      approvazione di modifiche ai trattati europei che diano poteri più invasivi delle procedure nazionali alle istituzioni europee; lo scopo è arrivare alla riscrittura delle procedure di bilancio affinché questi stati non possano mai più comportarsi con irresponsabilità fiscale;

·      infine i tedeschi sperano che tutto questo si possa ottenere senza consultare le popolazioni, senza elezioni. Berlino teme che qualsiasi elezione verrebbe ora percepita sia in Grecia che in Italia come un referendum sull’Europa in generale, o specificatamente sulle misure di austerità ispirate dalla Germania, e che il rifiuto pubblico dell'Europa o dell'austerità farebbe crollare l'intero edificio europeo.

Questo è il piano tedesco, ma le difficoltà sono enormi. Appena le popolazioni avvertiranno il peso delle misure di austerità si ribelleranno, i governi tecnici cadranno. Inoltre le revisioni ai trattati europei debbono essere approvate per costituzione dai parlamenti nazionali prima di entrare in funzione, e anche questo è un passaggio che difficilmente andrà bene.

Infine tutto questo deve avvenire senza che i mercati spranghino la porta e inneschino una immediata crisi. Questo forse è il pericolo maggiore.

La Germania vuole che gli stati sentano una forte pressione finanziaria per decidere misure impopolari, ma troppa pressione potrebbe risultare nella catastrofe finanziaria. Il margine di errore è molto sottile.

A cura di Laura Camis de Fonseca

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