Il Ruanda
e i ribelli del Congo

05/07/2012

 

L’attuale governo ruandese è andato al potere subito dopo il genocidio dei Tutsi del 1994. I Tusti vennero sterminati dagli Hutu ruandesi allora al potere. Gli Hutu sono la maggioranza etnica e contadina della regione, residente in pianura e ai piedi delle colline. I Tutsi sono la minoranza di allevatori e guerrieri che vivono sui pascoli delle alture, e che hanno costituito l’elite di potere fino all’indipendenza del Ruanda nel 1962. Nel 1994 il genocidio fu fermato da un esercito irregolare di Tutsi  fuoriusciti, che avevano creato il Fronte Patriottico Ruandese in esilio (FPR) e si erano organizzati e addestrati proprio nel territorio congolese attorno al lago Kivu, (vedi mappa in alto) che si trova la confine fra Congo, Ruanda e Uganda. L’attuale presidente Kagame, che del FPR  fu il capo, guida in Ruanda il governo di unità nazionale dal 1994. Kagame sa per esperienza personale che per una forza armata e ben organizzata proveniente da questi territori è possibile impossessarsi di Kigali e di tutto il Ruanda. E sa che in quei territori operano milizie irregolari di Hutu ruandesi e congolesi, ansiosi di tornare al potere in Ruanda. Ma nella zona operano anche altre milizie armate: ribelli che combattono contro il governo congolese, disertori dell’esercito congolese e  capi tribù locali, fra cui si accendono spesso rivalità  incrociate. Di queste rivalità incrociate  e variabili il governo ruandese cerca costantemente di approfittare per impedire che un singolo  gruppo armato, e tanto meno l’esercito regolare congolese, possa rafforzarsi troppo, impadronirsi stabilmente del territorio e diventare pericoloso per  l’indipendenza e la stabilità del Ruanda.  

Per capire la situazione occorre considerare che le regioni congolesi di Kivu nord e Kivu sud sono tagliate fuori dalla rete di trasporti del Congo (mappa a destra), che è quasi totalmente fluviale. La parte centrale del Congo è fitta foresta, con qualche luogo abitato soltanto lungo le sponde dei fiumi. Ma i pendii montagnosi  delle regioni del Kivu, a est della foresta, sono ricchi di minerali preziosi, e sono molto più facilmente raggiungibili dal Burundi, dal Ruanda o dall’Uganda  che non dai centri amministrativi del Congo, che sono nella parte ovest del paese. Le distanze sono grandi e i trasporti e le comunicazioni così difficili che, quando il governo del Congo manda reparti dell’esercito nella zona del Kivu per ristabilire il controllo statale sul territorio, questi dopo un po’ disertano, si aggregano a milizie ribelli già esistenti o formano nuove milizie che si impossessano delle miniere, vi fanno lavorare come schiavi le popolazioni locali prive di difesa e vendono all’estero i prodotti minerari (coltan, oro, diamanti, rame, zinco, alluminio, piombo) con l’intermediazione di mercanti del Ruanda o dell’Uganda (mappa a sinistra).

Il Ruanda e gli altri paesi che confinano con la regione congolese del Kivu non hanno nessun interesse a far cessare questa situazione economicamente molto vantaggiosa, che evita anche  la presenza di uno stato congolese forte - e potenzialmente ostile - ai loro confini. Il Ruanda in particolare cerca di mantenere divise le fazioni, e soprattutto di impedire alle milizie di etnia Hutu si rafforzarsi troppo. A questo scopo truppe dell’esercito del Ruanda pare siano entrate in territorio congolese recentemente per dar man forte alla milizia M23, comandata da Sultani Makenga, che ha molti componenti tutsi, e che stia anche  reclutando  volontari ruandesi per rafforzare la milizia M23, nata per separazione dal precedente gruppo predominate CNDP (Congresso Nazionale di Difesa del Popolo) guidato da Laurent Nkunda. Il Ruanda appoggiava Nkunda nel 2006,  quando il CNDP venne formato, ma poi appoggiò i comandanti che via via si separavano  dal CNDP, e giunse ad arrestare lo stesso Nkunda, nel perseguimento di una politica di indebolimento costante del più forte. 

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