La crisi
della classe media americana

14/01/2013

Liberamente tratto da un saggio di G. Friedman per Strategic Forecasting.

Il reddito medio di una famiglia americana nel 2011 è stato di 49.103 dollari. Al netto dell'inflazione, è appena al di sotto di quello che era nel 1989 ed è di 4.000 dollari inferiore di quanto fosse nel 2000. Pagata la previdenza sociale e le tasse statali e federali, il reddito netto risulta di poco inferiore a 40.000 dollari: 3.300 dollari mensili per famiglia, in media. Ma metà delle famiglie americane guadagna meno di 3000 dollari. La situazione è ben peggiore se invece di considerare la differenza tra il 1990 e il 2011 analizziamo la differenza tra gli anni ‘50-‘60 e il XXI secolo. È proprio qui che il significato di classe media cambia.

Negli anni ‘50 e ’60 un reddito medio permetteva di vivere con un solo stipendio, di solito quello del marito, mentre la moglie faceva la casalinga, di solito con tre figli a carico. Il reddito consentiva l’acquisto di una casa modesta,  una macchina  di nuovo modello e una seconda auto più vecchia. Si poteva portare la famiglia in vacanza non lontano da casa,  e  con un po’ di fortuna si poteva anche mettere qualche risparmio da parte.

Oggi chi appartiene alla fascia media ha molta difficoltà a mantenere lo stesso livello di vita. Chi guadagna meno della media, ossia metà delle famiglie americane, non può permettersi lo stile di vita della classe media: macchine, vacanze e via dicendo. Sono lussi riservati a quella fascia di americani che posseggono un reddito superiore a 70.000 dollari.  

Fino a un paio di anni fa, però, l’aspettativa di tutti gli americani era di poter migliorare la propria situazione. Questa è stata una delle cause fondamentali della crisi dei mutui subprime nel 2007-2008. Le persone della fascia media hanno acceso mutui, contando sul fatto che il loro reddito sarebbe aumentato nel tempo, come è sempre avvenuto dalla Seconda Guerra Mondiale in poi. L'aspettativa di un aumento di reddito fa parte della cultura americana,  e molti hanno pensato che la crescita sarebbe presto ripresa. Quando questo non è avvenuto si sono trovati intrappolati nei debiti. La storia americana è ricca di esempi che dimostrano che la mobilità verso l’alto è sempre possibile.  

Anche dopo la Grande Depressione del ’29 la salita riprese. La spinta fa data dai programmi  del dopo-guerra per gli oltre 10 milioni di veterani. Questi programmi crearono  l’America post industriale, dando vita ad una classe media suburbana. Tre programmi furono fondamentali:

1.    Il progetto di legge GI, che rese possibile ai veterani l’accesso all’educazione universitaria,  facendone dei professionisti con reddito più alto di quello dei loro genitori.

2.    La  concessione di mutui garantiti dal governo federale ai veterani, laureati da università finanziate con fondi pubblici, a tassi bassi e per il 100% dell’importo. 

3.    L’autostrada interstatale finanziata dal governo federale, che rese comodo l'accesso ai terreni fuori città, permettendo la costruzione di ville monofamiliari e, più tardi, la diffusione di attività commerciali nelle periferie.

Questi programmi erano rivolti ai veterani, oppure furono voluti per ragioni militari: l’autostrada federale fu costruita per consentire il rapido movimento di truppe da costa a costa che durante la guerra era risultata una necessità strategica ineludibile. Perciò ci fu un consenso generale sul valore morale di questi programmi.

Le radici della crisi dei mutui  subprime nascono dalla mancata percezione che oggi per mantenere una famiglia uno stipendio non basta: ne occorrono due. La nascita delle famiglie dal doppio reddito corrisponde al declino della classe media.  

Negli anni ’80 ci fu la crisi delle grandi aziende industriali che garantivano occupazione stabile e duratura alla classe media. Fino ad allora era normale lavorare tutta la vita per la stessa azienda. ll vantaggio di lavorare per la stessa azienda era di far sicuramente carriera nel tempo  sia che si appartenesse ad un sindacato o meno. La classe media aveva nelle grandi aziende un lavoro sicuro, la sicurezza di  aumenti di reddito, garanzia di pensione e diversi altri benefici.  

Ma la produttività aziendale rimase indietro rispetto ai costi e le grandi aziende divennero disfunzionali, smisero di eccellere in un singolo settore e si trasformarono in conglomerati,  difficili da gestire con efficienza. Perciò  negli anni ’80  dovettero subire una riorganizzazione che significò redistribuzione delle attività e ri-orientamento. La riorganizzazione ha reso le aziende economicamente più efficienti, ma ha cambiato il mercato del lavoro. Dal punto di vista del lavoratore i cambiamenti hanno portato alla disoccupazione.  

Qui è avvenuta la frattura: dal punto di vista dell’investitore, la ristrutturazione aveva salvato l’azienda dal fallimento. Dal punto di vista dei lavoratori, alcuni erano riusciti a mantenere i posti di lavoro che avrebbero altrimenti perso, ma altri persero il lavoro comunque.

Molti lavoratori dovettero ricominciare da zero. Alcuni si trovarono a ricominciare ogni anno,  man mano che le società venivano snellite e rese più efficienti con sempre minor numero di dipendenti. Questo significava che a ogni cambiamento di posto di lavoro i lavoratori si  trovavano a livello base, e i loro salari non aumentavano mai. Spesso per lunghi periodi rimanevano disoccupati, senza speranza di ottenere un lavoro in base a competenze ormai obsolete. La ristrutturazione delle imprese ha indubbiamente prodotto ricchezza per chi l’ha attuata e per gli investitori, ma non per chi è stato licenziato.

Dati statistici indicano che i profitti delle imprese rispetto al prodotto interno lordo  sono ora al livello più alto dal 1947, mentre i salari sono al livello più basso. Gli investitori e  chi percepisce gli stipendi più alti hanno continuato ad arricchirsi,  mentre la classe media si è frazionata: una piccola parte è diventata classe medio-alta,  il grosso è sprofondata divenendo classe medio-bassa.

La società americana non è mai stata egualitaria, ha sempre accettato che ci fossero differenze sociali. Il progresso è sempre motivato dalla volontà di alcuni di migliorare la propria situazione socio-economica. Ma oggi assistiamo a un cambio di rotta strutturale: il cuore della classe media sta abbassando il proprio standard di vita. È uno scivolamento causato da cambiamenti sociali (la distruzione della famiglia nucleare) e da cambiamenti economici (il declino delle grandi aziende ).

La crisi attuale vede un'economia sempre più efficiente, ma una popolazione che non può consumare ciò che viene prodotto, perché non se lo può permettere. Questo è successo più volte nella storia, ma mai negli Stati Uniti, ad eccezione della Grande Depressione.

Chiaramente questo apre un enorme dibattito politico: qualcuno deve portarne la colpa. In realtà questi meccanismi non possono essere controllati neppure dal governo. Le grandi aziende industriali sono state la manna dei lavoratori fino a quando non sono crollate sotto il peso dei costi. Dall’altra parte l’alto rendimento attuale vede i consumi compromessi dalla debolissima domanda di metà della società.

Il pericolo peggiore non farà capolino forse per decenni, ma è in agguato. Gli Stati Uniti sono stati costruiti sul presupposto che l'alta marea solleva tutte le navi. Tuttavia questo assunto non ha funzionato per la generazione passata, e non è detto che questo trend negativo cambierà nel prossimo futuro. La stabilità sociale è stata costruita attorno ad un assunto ora a rischio: non sul ??presupposto che a ognuno deve essere garantita un esistenza, ma che, nel complesso, tutti condivideranno i benefici di una maggiore produttività ed efficienza.

Se prosegue uno scenario in cui metà del paese vive in stallo o sprofonda nella povertà e l’altra metà cresce, il tessuto sociale degli Stati Uniti è a rischio, e anche  la posizione di rilievo mondiale che gli Stati Uniti hanno conquistato. Altre grandi potenze come l’Inghilterra e l’Italia non hanno puntato su di un sistema che garantisse una condizione di continuo miglioramento della classe media come valore fondamentale. Gli Stati Uniti hanno puntato su di un sistema che considera un valore fondamentale il continuo miglioramento della classe media. Se dovessero perdere questa caratteristica, perderebbero uno dei pilastri del proprio potere geopolitico.

Le azioni politiche più importanti spesso sono involontarie. Il progetto di legge GI fu pensato per limitare la disoccupazione tra i veterani, e senza volerlo creò una classe professionale di laureati. Il prestito per i veterani fu voluto per stimolare il settore delle costruzioni, ma creò le basi per lo sviluppo delle periferie. L’autostrada interstatale fu ideata per spostare velocemente le truppe in caso di guerra, ma ha creato un nuovo utilizzo del territorio alla periferia delle città.

Non è chiaro come il settore privato possa risolvere i problemi della classe media, e i programmi governativi spesso sperperano le risorse senza risolvere nulla. Ma gli Stati Uniti sono stati un paese fortunato, che ha trovato spesso soluzioni in modo inaspettato. Se però la fortuna americana non torna, il ruolo mondiale degli Stati Uniti è in pericolo. Le soluzioni convenzionali offerte da tutti i partiti mostrano che non hanno ancora compreso l'entità del problema: ossia che è a rischio il fondamento stesso della società americana.

 

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