Ribellioni in Iraq
e rivalità fra Iran e Sauditi

04/05/2013

Il governo dell’Iraq, a maggioranza sciita, è sotto pressione. Il Primo Ministro Nouri al-Maliki è riuscito a gestire sino a ora il dissenso sunnita, talvolta con il pugno di ferro, talvolta con accordi pacifici, ma ora le forze sunnite sono diventate più determinate, più violente. Per capire le cause di questo cambiamento bisogna partire dalla situazione siriana.

In Siria i sunniti, compresi alcuni gruppi radicali, si sono rafforzati negli ultimi anni, e sono in contatto con i sunniti iracheni, con i quali scambiano aiuti e armi. Ma la Siria di al Assad era sostenuta dagli Sciiti iraniani, che grazie alla Siria esercitavano influenza fino al Mediterraneo attraverso Hezbollah. Gli Iraniani hanno subito un duro colpo in Siria. I sostenitori della ribellione sunnita contro Assad – i Sauditi e gli Emirati del Golfo –  considerano pericoloso per la propria sicurezza il fatto che l’Iraq sia controllato dagli Iraniani e dagli Sciiti. Le forze che si oppongono agli Iraniani cercano di alzare la pressione in Siria e in Iraq, incoraggiando i Sunniti a resistere contro gli Sciiti sostenuti dall’Iran. Attualmente in Iraq il governo gode del sostegno dell’Iran, mentre i Sunniti, indirettamente sostenuti dai Sauditi, incrementano drammaticamente in questi giorni attentati e manifestazioni.

È chiaro che la guerra in Siria ha compromesso l’egemonia regionale degli iraniani, che ora sono sulla difensiva, incalzati da altre forze anche in Iraq. L’Iraq è importantissimo per gli Iraniani. Durante la guerra Iran-Iraq degli anni ‘80, le vittime iraniane furono milioni. Ogni famiglia fu colpita. Per questo l’Iran ha il terrore di affrontare di nuovo l’Iraq e vuole che il governo di Bagdad sia filo-iraniano o almeno neutrale. Trovarsi sulla difensiva in Iraq tocca profondamente gli Iraniani, risveglia una vera paura nazionale. L’attenzione del popolo iraniano è mobilitata, molto più di quanto si pensi.

Il governo al-Maliki a Bagdad è forte, al-Maliki rimarrà Primo Ministro, ma il dubbio è che Bagdad non riesca a controllare l’intero paese. Recentemente Al Maliki si è recato in Russia per un contratto di forniture militari. Sa di aver bisogno di armi e di un esercito forte e leale. La maggior parte degli Sciiti rimarrà fedele al governo centrale, ma non i Sunniti, né i Curdi. Basteranno le armi russe per mantenere il controllo di Bagdad e il controllo sciita sull’Iraq?.

Nella regione è in corso un confronto indiretto tra l’Arabia Saudita e l’Iran. Fino a poco tempo fa l’Iran era un potere in ascesa, che spaventava i Sauditi. Perciò i Sauditi hanno sostenuto fazioni che si opponevano ad al-Assad in Siria. Al-Assad è ora sulla difensiva, e anche gli Iracheni hanno subito un duro colpo. I Sauditi hanno migliorato la loro posizione e stanno quietamente aiutando anche gli insorti sunniti in Iraq. L’Iran non potrà stare tranquillamente a guardare, se il governo al-Maliki dovesse perdere il controllo del paese. 

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