Il Regno Unito
e il gas di scisti

01/08/2013

Secondo uno studio pubblicato il 27 giugno 2013 dal British Geological Survey – istituto britannico per le ricerche geologiche – nel Bowland (mappa) ci sarebbe un giacimento di 64 trilioni di metri cubi di gas di scisti: una quantità seconda soltanto ai giacimenti negli USA.

È una benedizione, visto che i giacimenti di gas naturale nel Mare del Nord si stanno esaurendo, e anche quelli norvegesi sono molto impoveriti. Questa scoperta potrebbe rivoluzionare il settore energetico britannico. Londra potrebbe presto esportare gas verso l’Europa continentale, che al momento dipende principalmente dal gas russo, ma dovrebbe prima sviluppare adeguate infrastrutture per l’esportazione del gas.

Oggi il Regno Unito è importatore netto di gas, sotto forma di gas naturale liquefatto. A novembre 2012 la BP ha annunciato di voler prolungare il gasdotto Nord Stream fino al Regno Unito. Ma il progetto verrà probabilmente inviato e il Regno Unito continuerà a puntare sull’importazione di GNL.

Nel 2010 l’impresa britannica Cuadrilla Resources ha effettuato la prima fratturazione idraulica per l’estrazione del gas di scisti in UK. La trivellazione ha provocato lievi terremoti, perché nei pressi del pozzo passa una faglia. Londra è subito corsa ai ripari decretando il divieto temporaneo di fratturazione idraulica al fine di studiarne gli effetti ambientali. Il divieto è stato revocato nel dicembre del 2012, ma da allora sono stati trivellati solo un paio di pozzi, e nessuno è stato realizzato tramite fratturazione idraulica. Il giacimento del Bowland sarà molto difficile da sfruttare. Il terreno è geologicamente complesso ed è attraversato da diverse faglie, perciò è a rischio di terremoto.

Anche se gli aspetti geologici non lasciano ben sperare, il governo britannico ha chiaramente dimostrato di voler sviluppare a tutti i costi il giacimento. A marzo 2013 ha promesso sgravi fiscali ai progetti per il gas di scisti, e ora sta cercando di assicurarsi il sostegno della popolazione che vive nei pressi dei giacimenti. Nel Regno Unito tutti i diritti minerari appartengono alla Corona, perciò i proprietari dei terreni dove si trovano i giacimenti non ricevono royalty. Ora una nuova proposta di legge promette 100000 sterline per ogni nuovo pozzo, più l’1% dei ricavi. 

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