La Spagna
in transizione

04/08/2014

Per la Spagna il 2014 non è un anno come tutti gli altri. Il paese sta attraversando una crisi di identità che minaccia le fondamenta stesse dello stato: a giugno l’abdicazione di re Juan Carlos I ha riaperto il dibattito sul ruolo della monarchia e a novembre il Governo di Catalogna cercherà di tenere un referendum per l’indipendenza, atto contrario a quanto stabilito dalla costituzione spagnola. Questi non sono eventi minori o isolati. Al contrario, mettono in evidenza quanto due pilastri dello stato spagnolo – la forma di governo e l’integrità territoriale – siano ormai messi in discussione da larghe frange della società.

La storia spagnola è stata caratterizzata dalla scarsità delle risorse sul territorio e dalla difficoltà di creare uno stato unitario.

Il territorio aspro e il clima secco hanno reso il paese relativamente povero di risorse naturali e agricole, specie rispetto alla vicina Francia. La catena montuosa che attraversa la Penisola Iberica ha sempre costituito un notevole ostacolo al commercio. Inoltre la Spagna è situata nel punto più occidentale dell’Europa, isolata dal resto del Continente ed esposta alla minaccia delle invasioni dal Nord Africa. Questa posizione costrinse la Spagna a guardare a ovest, divenendo un pioniere nella navigazione in alto mare. Le sue abilità marittime permisero al paese di costruire un impero coloniale che si estendeva dalle Americhe all’Estremo Oriente.

Il territorio montagnoso della Penisola Iberica portò alla formazione di centri abitati isolati o con scarsi contatti tra di loro, favorendo lo sviluppo di identità regionali. La Spagna moderna nacque alla fine del XV secolo, quando le forze dei regni di Castiglia e Aragona espulsero gli ultimi Arabi dalla Penisola Iberica, processo conosciuto come Reconquista. Da allora la storia spagnola è stata segnata da una tensione costante tra il potere centrale di Madrid e i governi regionali che vogliono sottrarsi alla sua autorità.

Questa tensione è particolarmente forte in regioni come i Paesi Baschi e la Catalogna, che hanno forti identità linguistiche e condividono il malcontento per la gestione delle loro risorse economiche da parte del governo centrale. In tempi recenti Francisco Franco cercò di rafforzare il potere centrale vietando l’uso delle lingue regionali e sopprimendo alcune prerogative locali, ma questo scatenò atti terroristici da parte di gruppi secessionisti, specie nei Paesi Baschi.

Dopo la morte di Franco nel 1975, le élite politiche spagnole tentarono di riequilibrare la situazione.  La Costituzione del 1978 creò uno stato unitario con alcune regioni autonome. L’ingresso della Spagna nell’Unione Europea a metà anni ’80 fu seguita da un periodo di inusitata prosperità che ha consentito a Madrid di tenere a bada i sentimenti separatisti, anche attraverso la concessione di maggiore autonomia, come avvenuto per i Paesi Baschi.

L’attuale spinta indipendentista della Catalogna è simile a quella dei Paesi Baschi, ma il contesto è ora diverso. I Catalani vogliono l’indipendenza nel momento in cui la Spagna attraversa la peggior crisi economica della storia recente. Madrid non può perdere una delle regioni più ricche della Spagna, né può concedere una maggiore autonomia fiscale. La crisi ha un impatto negativo anche sulla popolazione della Catalogna e rinvigorisce le richieste di indipendenza fiscale. Ciò che è iniziato con il rifiuto del tentativo di Madrid di esercitare un più stretto controllo sul budget della regione si è trasformato in un’aperta richiesta di indipendenza.

Insieme alla Chiesa Cattolica, la monarchia è stata per secoli l’istituzione che più ha contribuito all’unità della Spagna. Il re Juan Carlos fu parte attiva nella transizione democratica dopo la dittatura e riuscì a riunire i maggiori attori politici del paese per forgiare un nuovo ordine costituzionale, assicurando stabilità e democrazia. Il suo potere, tuttavia, derivava più dalla sua personalità che dalla sua carica, e col tempo il prestigio personale del re non è stato sufficiente a impedire il declino del sostegno alla monarchia. L’abdicazione del re Juan Carlos in favore del figlio Felipe avvenuta a giugno ha riacceso il dibattito e provocato proteste nelle maggiori città spagnole. La crisi economica ha intaccato il sostegno popolare ai grandi partiti spagnoli e ha messo in discussione il tradizionale sistema bipolare del paese. È un altro segnale di stanchezza del sistema costituzionale creato nel 1978.

L’identità nazionale spagnola è oggetto di dibattito da secoli e probabilmente continuerà a esserlo fin quando esisterà la Spagna. La questione si fece particolarmente delicata intorno all’inizio del XIX secolo, quando la perdita degli ultimi possedimenti coloniali portò a decenni di instabilità politica. Il poeta spagnolo Antonio Machado espresse lo spirito del tempo in “Le due Spagne”, che presenta un paese lacerato dalle divisioni politiche. Machado e i suoi contemporanei vivevano in una Spagna divisa da diverse contrapposizioni: destra contro sinistra, clericali contro anticlericali, centralisti contro regionalisti. Queste divisioni inconciliabili sarebbero diventate particolarmente gravi negli anni ’30 del ‘900 e avrebbero condotto alla Guerra Civile Spagnola, combattuta dal 1936 al 1939. In larga misura la Spagna è ancor oggi definita da queste divisioni.

La volontà di indipendenza della Catalogna pone di fronte a un dilemma: il riconoscimento dell’esistenza di una Nazione Catalana implica che questa debba avere un proprio stato indipendente? Determinare i rapporti tra nazioni e stati è un problema relativamente recente, estremamente controverso nei moderni stati multinazionali come il Regno Unito, la Federazione Russa e il Canada. La definizione di questi rapporti fu un punto cruciale nella stesura della Costituzione spagnola: alcuni legislatori consideravano la nazionalità esclusivamente come caratteristica culturale e linguistica, altri sostenevano che avesse implicazioni giuridiche concrete, in quanto una nazione con cultura e lingua proprie avrebbe il diritto di considerarsi sovrana. La Costituzione attuale riconosce che la Spagna è fatta di diverse nazionalità con tradizioni culturali e linguistiche proprie, ma stabilisce che sono parti di un’indivisibile nazione spagnola. Solo la “nazione spagnola” è considerata sovrana, mentre alle varie “nazionalità” locali viene concessa l’autonomia, ma non la sovranità.

Le forze di sinistra catalane si stanno mobilitando per sostenere il referendum, mentre quelle conservatrici continuano a essere fermamente contrarie. Le “due Spagne” si stanno di nuovo affrontando. Sempre più Spagnoli ritengono che con qualche riforma costituzionale si potrebbero risolvere due problemi in un colpo solo: una repubblica federale placherebbe i sentimenti separatisti e al contempo abolirebbe un istituto obsoleto come la monarchia. Queste idee, all’inizio sostenute principalmente da frange di partiti di sinistra, stanno diventando sempre più diffuse e sembrano indicare che il sistema costituzionale del 1978 è arrivato al capolinea. 

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