USA e Iran
collaborano in Iraq

22/08/2014

Per quanto l’Iran sia nemico giurato degli Stati Uniti da oltre 35 anni, i due paesi di tanto in tanto si trovano schierati contro nemici comuni – ad esempio contro i Talebani dopo l’attacco dell’11 settembre. 

Ogni possibilità di dialogo sembrò finita quando, nel 2002, fu rivelata la notizia del programma nucleare iraniano e il presidente G. W. Bush inserì l’Iran nell’ “asse del male’’. Ma solo un anno dopo Washington attaccava l’Iraq, facendo un gran favore all’Iran. La fine di Saddam Hussein costituiva una grande opportunità geopolitica che gli USA offrivano, più o meno coscientemente, sul piatto d’argento. L’Iran offrì appoggio ai principali alleati degli Americani, in primis a Curdi e Sciiti iracheni, sperando di insediare un governo sciita a Baghdad. L’Iraq degli ultimi anni è una “creatura” nata dai negoziati fra Iran e USA. Dietro l’aperta inimicizia verbale, durante i nove anni di occupazione militare Washington e Teheran hanno collaborato in maniera più o meno continuativa. Quando il dialogo “dietro le quinte” si rivelò insufficiente, i due attori si incontrarono pubblicamente per decidere le sorti dell’Iraq post baathista. Non dobbiamo quindi sorprenderci se, ora che la “creatura” irachena è minacciata dai jihadisti dell’Isis, Teheran e Washington riprendano a collaborare per neutralizzare il comune pericolo.

Pochi giorni fa il vice ministro iraniano per gli affari arabi e africani, Hossein Amir-Abdollahian, e il consigliere del vice presidente Joe Biden, Jake Sullivan, si sono incontrati in Oman per definire una strategia comune, decidendo innanzitutto l’ormai inderogabile rimozione di Nouri al-Maliki, considerato responsabile dell’escalation di violenza.

Dopo la caduta di Mosul gli USA hanno mandato centinaia di consiglieri militari in Iraq e hanno permesso all’Iran di inviare la brigata Quds a sostegno dei militari iracheni. Con ogni probabilità la divisione dei compiti prevede che l’Iran diriga le operazioni di terra mentre gli USA provvedono alle operazioni dall’aria. È probabile che la collaborazione si limiti al semplice scambio di alcune informazioni di intelligence, perché la diffidenza reciproca è reale ed è alta.

Per quanto temporanea e limitata, questa collaborazione non è priva di conseguenze: potrebbe consentire alla Repubblica Islamica di guadagnare abbastanza tempo per dotarsi della tecnologia nucleare, ed imporsi poi come potenza egemone nella regione.

 

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