Marocco: il re
perde l'aura

04/11/2014

Finora il re del Marocco, pur avendo le redini del paese, era riuscito ad allontanare ogni possibilità di critica presentandosi come incarnazione della nazione al di sopra della politica. Questo difficile esercizio di equilibrismo è stato possibile anche grazie al potere di nomina del Primo Ministro, che gli ha sempre assicurato un governo fedele, che portava avanti le politiche volute dalla corona ma, se qualchecosa andava male, se e assumeva la responsabilità. 

Sull’onda della primavera araba del 2011 furono intraprese alcune riforme costituzionali, per cui il re ora deve scegliere il Primo Ministro tra i membri del partito che ha la maggioranza in parlamento concessione che pareva trascurabile , ma ora potrebbe cambiare il sistema politico marocchino più del previsto. La riforma ha permesso al partito islamico al potere, il Partito per la Giustizia e lo Sviluppo, di accrescere le responsabilità politiche del re.

Primo Premier marocchino giunto al potere sulla base della forza elettorale del suo partito, Abdelilah Benkirane non ha accettato di svolgere il consueto ruolo di capro espiatorio del palazzo. Ha ripetuto più volte di non poter esser considerato responsabile per quanto sta accadendo nel paese, dal momento che in realtà è il re a governare. Con questo atteggiamento che non ha precedenti, Benkirane si è assicurato che il re venisse percepito pubblicamente ed esplicitamente come un attore politico, la monarchia come un’istituzione politica, ed ha messo la corona in una posizione insolitamente scomoda.

Dal punto di vista del re, il punto più preoccupante dell’agenda del Partito per la Giustizia e lo Sviluppo è il progetto di ridurre gli attuali sussidi; anche se ufficialmente sono volti a ridurre il costo della vita dell’intera popolazione, in realtà i sussidi riguardano soprattutto gli idrocarburi, perciò vanno a vantaggio delle classi medie e abbienti, poiché i più poveri non li utilizzano. Non si tratta di spiccioli, ma di quasi 6 miliardi di dollari soltanto nell’ultimo anno. Il partito di Benkirane vorrebbe sostituire questi sussidi con aiuti monetari diretti alle famiglie più povere. Se ci riuscisse, il partito diverrebbe il paladino dei poveri, minando uno dei pilastri della legittimità della corona.

La monarchia sta cercando di ristabilire il controllo sul ministero dell’interno e sull’informazione. A luglio 2013 l’allora ministro Mohand Laenser rifiutò di assumersi la responsabilità della repressione delle dimostrazioni popolari contro la decisione del re di concedere la grazia al criminale spagnolo Daniel Galvàn. Venne sostituito da un nuovo ministro pronto a obbedire al sovrano – ma la popolazione percepì chiaramente il braccio di ferro fra il sovrano e il governo. Recentemente il re ha varato provvedimenti severi nei confronti di chi critica la monarchia. Tra questi, il giornalista Ali Anouzla, arrestato per aver sostenuto che il re si sta arricchendo, mentre in i Marocchini stanno diventando più poveri. Ma questo tipo di repressione aperta e visibile potrebbe danneggiare l’immagine del re, anziché aiutarlo a riprendere il pieno controllo dell’informazione. 

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