Cina: con la rimozione di Zhou Yongkang
finisce un’epoca

08/12/2014

da un articolo di Francesco Sisci per Asia Times

A inizio dicembre 2014 è stato rimosso da ogni incarico Zhou Yongkang, capo dei servizi di sicurezza e membro del Comitato Permanente del Partito Comunista Cinese, ed è stato annunciato un processo a suo carico. È un evento inaspettato, che segna la fine del periodo politico iniziato nel 1976 con l’arresto della ‘Banda dei Quattro’ (Gang of Four), poco dopo la morte di Mao.  Allora il passaggio a un nuovo corso politico avvenne con l’arresto simultaneo e improvviso delle quattro persone più influenti della Cina. Era poi seguito un grande processo pubblico, mentre avveniva l’epurazione dei seguaci della ‘Banda’ a tutti i livelli.

Da allora in poi ogni epurazione, ogni mutamento politico, ogni variazione degli equilibri di potere è avvenuta senza mai intaccare il rispetto sacrale che circonda il cuore del Partito, il suo Comitato Permanente, il centro del massimo potere. Quando una linea politica perdeva, cadendo in disgrazia agli occhi del Partito e del Paese, venivano talora processati i suoi sostenitori nel Comitato Permanente, a volte anche i membri del Politburo, ma non veniva mai processata la persona che rappresentava quella linea nel Comitato Permanente. Dal 1976 in poi nessun membro del Comitato Permanente è mai stato processato.  Anche dopo gli eventi di Tian An Men nel 1989 il sostenitore del dialogo con gli studenti all’interno del Comitato Permanente, Zhao ZiYang, perse il potere ma non venne processato. Dopo il processo dello scorso anno a Bo Xilai, ex capo del Partito a Chongqing e membro del Politburo, sembrava che si ripetesse lo stesso schema. Dopo di lui caddero i suoi sostenitori nell’esercito e alla periferia del partito, e l’epurazione sembrava così conclusa. Ora invece viene inaspettatamente incriminato anche Zhou, il rappresentante di quella linea politica nel Comitato Centrale. 

Con questo gesto il Presidente Xi Jinping non soltanto suggella la sua vittoria, ma dice a tutti i Cinesi che inizia una nuova era, in cui non esistono più intoccabili: ora la legge si applica a tutti. È la vittoria della campagna politica di Xi per fare della Cina un paese governato tramite la legge, la ‘rule of law’ (‘yi fa zhi guo’). A questa vittoria Xi è arrivato attraverso un processo politico lento, combattendo campagne ideologiche articolate in tutto il paese e a tutti i livelli, a seguito delle quali i sostenitori dei rivali hanno perso, anche a livello locale.  L’incriminazione di Zhou è arrivata soltanto alla fine di questo processo di erosione del prestigio della sua ideologia e della sua base effettiva di potere nel Paese.

La fazione di Zhou nel partito sosteneva il primato dello stato, delle aziende di stato e dei burocrati di stato nell’economia, a discapito dello sviluppo delle aziende private che hanno sostenuto la crescita cinese dalla fine degli anni ’70 in poi. Poiché un’economia burocratizzata e statalizzata alimenta sempre dispotismo, corruzione e nepotismo, la campagna di Xi per il ‘governo tramite la legge’ si è rivelata un’arma potente per debellare i nemici.

Il principio del ‘governare tramite la legge’, anziché con il puro esercizio del potere, è un principio nuovo per la cultura politica della Cina, dove all’assolutismo dell’Imperatore Celeste ha fatto seguito l’assolutismo del Partito.  Il tentativo di Xi di trasformare la cultura di governo e la realtà di governo della Cina è di grande ardimento, l’impresa è gigantesca e potrebbe avere anche conseguenze inaspettate. 

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