Why Africa is poor
di Greg Mills

18/05/2015

Perché l’Africa è povera? Si chiede Greg Mills (Why Africa is Poor), che aggiunge un nuovo importante tassello all’ampia letteratura sulle cause dell’ascesa e del declino delle civiltà. Il libro è non solo un ritratto dell’attuale situazione economica dell’Africa, ma anche un piccolo trattato sullo sviluppo economico.                    

Quali sono i fattori alla base dello sviluppo economico? Come influiscono le dinamiche mondiali sulla crescita economica interna? Qual è la ricetta per trainare l’Africa fuori dalla povertà? Mills, direttore della Brenthurst Foundation di Johannesburg, cerca le risposte attraverso lo studio analitico di decine di casi, di successo e di insuccesso.

Mill coraggiosamente afferma che uno dei principali freni allo sviluppo del continente africano è proprio la sua classe dirigente, che ha spesso come obiettivo mire egoistiche, non il benessere della società.

L’Africa non è povera, ha anzi grandi risorse naturali, ma le sue economie soffrono per carenza di infrastrutture e di stimoli. Proprio perché le risorse sono abbondanti, invece di alimentare lo sviluppo diventano facile bottino di politiche predatorie dell’uno o dell’altro gruppo.

I governi africani raramente sanno cogliere le opportunità che il nuovo mondo globalizzato offre loro; di fronte agli ostacoli gettano la spugna e preferiscono ricorrere alla facile soluzione degli aiuti allo sviluppo, i cui effetti sono spesso dubbi se non addirittura negativi. Certo è che nessun paese può svilupparsi per i soli aiuti esterni, che spesso innescano meccanismi di rendita difficilmente riformabili.

Alcuni problemi dell’Africa sono senz’altro difficili da affrontare: bassa densità demografica che impedisce lo sviluppo di mercati complessi, distribuzione ineguale delle terre, istituzioni inefficienti, difficoltà di accesso al sistema finanziario per l’assenza dei diritti di proprietà, per non parlare dell’eredità del colonialismo, che ha lasciato un continente diviso in stati i cui confini non tengono minimamente conto della composizione etnico-religiosa delle popolazioni.

Mills fa il paragone con le società asiatiche che, pur dovendo affrontare gravissimi problemi, hanno saputo ribellarsi allo status quo e scrollarsi di dosso i vizi del passato, incamminandosi sulla strada dello sviluppo.

Da qui, dice Mills, occorre partire per capire quali politiche potrebbero davvero stimolare lo sviluppo del continente africano. 

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