L'accordo con l'Iran e il mercato del petrolio

19/07/2015

L’accordo con l’Iran avrà notevoli ripercussioni sul mercato globale del petrolio. L’Iran nel 1978 era il terzo produttore mondiale di petrolio e nel 2011 – quando vennero applicate le sanzioni – era ancora uno dei maggiori esportatori mondiali (tabella a destra). Ci vorrà una buona dose di investimenti e di lavoro per rimettere in funzione impianti rimasti chiusi per anni, perciò l’effetto dell’afflusso del petrolio iraniano sui prezzi globali si avvertirà a partire dal 2017.

L’accordo con l’Iran avrà notevoli ripercussioni sul mercato globale del petrolio. L’Iran nel 1978 era il terzo produttore mondiale di petrolio e nel 2011 – quando vennero applicate le sanzioni – era ancora uno dei maggiori esportatori mondiali (vedi tabella). Ci vorrà una buona dose di investimenti e di lavoro per rimettere in funzione impianti rimasti chiusi per anni, perciò l’effetto dell’afflusso del petrolio iraniano sui prezzi globali si avvertirà a partire dal 2017.

In questi anni l’Iran non è rimasto fermo: ha sviluppato ex novo l’enorme giacimento di South Pars con l’aiuto della Cina (vedi mappa). È un giacimento di condensato, cioè di petrolio a bassa densità misto a gas naturale. Inoltre ha accumulato 35 milioni di barili di scorte, che potranno essere esportati in attesa di incrementare la produzione.

Teheran produce attualmente circa 3 milioni di barili di petrolio al giorno e intende raddoppiare questa quantità entro il 2020. Per farlo occorrono circa 100 miliardi di dollari di nuovi investimenti e la disponibilità di tecnologia avanzata – in altre parole, occorre la fiducia e la collaborazione delle grandi aziende petrolifere occidentali. Per averla, oltre alla eliminazione delle sanzioni occorre anche la modifica dei regolamenti iraniani che rendono non convenienti gli investimenti dall’estero.

L’Iran ha promesso di stilare entro novembre un nuovo tipo di contratto per investitori stranieri, che garantisca da 15 a 25 anni di diritti di sfruttamento, oltre a un ragionevole numero di anni per l’esplorazione dei giacimenti. Negli ultimi 20 anni le aziende straniere non avevano diritto di sfruttamento, neppure per un tempo limitato: la National Iranian Oil Co., controllata dalle Guardie della Rivoluzione, aveva tutti i diritti di sfruttamento. Rimborsava agli investitori i costi previsti dal progetto, ma non concedeva profitto sul prodotto. Hanno già avviato incontri al massimo livello con l’Iran i dirigenti della Royal Dutch-Shell, della Total e dell’ENI. Il nuovo modello di contratto obbligherà probabilmente gli investitori stranieri a operare usando aziende locali del settore, tutte possedute dalle Guardie della Rivoluzione. Se il regime intendesse togliere alle Guardie della Rivoluzione il monopolio che ora hanno sulle grandi attività economiche, probabilmente cadrebbe. Sono le Guardie della Rivoluzione l’ossatura che sostiene il regime, e controllano sia la struttura militare sia la struttura economica del paese.

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