I Curdi siriani

03/08/2015

Da luglio 2012 l’esercito di Assad ha abbandonato i territori del nord, dove abitano i Curdi di Siria, organizzatisi in regione autonoma sotto la guida del PYD, Partito di Unione Democratica, fondato nel 2004. Il PYD si è dotato di un gruppo armato, che si chiama YPG, Unità di Protezione del Popolo. Lo YPG ha sino ad ora difeso il territorio curdo-siriano sia dall’ISIS sia da altri gruppi sunniti. Ma ora il futuro della regione autonoma curda è messo a rischio dalla decisione della Turchia di bombardare le basi del PKK – Partito Curdo dei Lavoratori − molto attivo anche fra i Curdi che vivono in Turchia, autore in passato di attentati e di tentativi di insurrezione fra i Curdi di Iraq, Iran e Siria, sotto la guida del famoso Ocalan, che nel 1998 cercò asilo politico in Italia. Noi lo rimandammo in Turchia, dove fu imprigionato.

Secondo molti testimoni la Turchia non si limita ad attaccare le basi del PKK, ma attacca anche quelle dello YPG, anche se il governo turco lo nega. Sino ad ora lo YPG ha avuto il sostegno dell’aviazione degli USA.  Che succederà d’ora in poi? Il governo turco ha dichiarato tramite un portavoce che la lunga alleanza fra Turchia e USA sarebbe priva di significato se gli USA favorissero i Curdi anziché i Turchi. La Turchia ha comunque chiesto e ottenuto dalla NATO il permesso di imporre una fascia di sicurezza a sud dei propri confini, controllata dall’esercito turco. Questo rende molto difficile che i Curdi siriani possano raggiungere l’autonomia, a meno che non riescano a raggiungere un accordo con i Turchi, e i Turchi non pensino che una regione autonoma curda ai suoi confini è il male minore. Lo YPG ha già proclamato l’autonomia curda nella regione di Rojava (vedasi mappa di testata), ma non sarà in grado di mantenerla senza l’appoggio delle grandi potenze della regione, oltre che dei Curdi iracheni, i quali però non vogliono inimicarsi i Turchi con cui confinano, anche perché hanno bisogni dei Turchi per esportare e vendere il petrolio, anziché consegnarlo al governo iracheno.  

I Curdi hanno abitato la regione chiamata Jazira fin dal VII secolo (vedasi mappa a lato). Oggi la regione è divisa fra Iran, Iraq, Siria e Turchia

Le città in cui vive la maggioranza dei Curdi siriani sono Jarabulus e al-Hasaka, dove però c’è anche un’alta presenza di popolazione araba (vedasi mappa a lato).

La Jazira è una vasta pianura alluvionale che si estende a sud dell’Anatolia fino a Mosul in Iraq. È l’antica Assiria, piatta e brulla, priva di barriere naturali sul versante sud. Era sparsamente popolata fino alla prima Guerra Mondiale, quando tutto il Medio Oriente era governato dall’Impero Ottomano, perché le tribù curde vivevano sulle montagne d’inverno, si spostavano sui pascoli di pianura soltanto in estate. Durante l’estate si spostavano nella stessa pianura anche i Beduini, alla ricerca di refrigerio rispetto al deserto del sud. Rimasti isolati dall’Anatolia dopo la fine della Prima Guerra Mondiale, i Curdi di Siria rimasero nella pianura, dove non poterono reclamare un territorio tutto per sé, come fecero invece i Curdi iracheni nelle loro montagne. Anche altre schegge di altri gruppi etnici rimasero allora tagliati fuori dalle montagne dell’Anatolia, inclusi molti Cristiani Armeni e Assiri. Poi giunsero molti Arabi sunniti.

Ora la regione curda siriana è abitata da più di 1,5 milioni di abitanti. Fino al 1975 i Curdi rimasero maggioranza, ma da allora la politica di arabizzazione degli Assad li ha ridotti in minoranza. I lavori di irrigazione e coltivazione hanno fatto della regione il principale produttore di grano in Siria. A fine degli anni ’50 vennero anche scoperti giacimenti di petrolio a Qarachuk e Rumaylan, e la competizione fra i vari gruppi etnici per il controllo delle risorse divenne feroce.

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