Continua la guerra del petrolio in Siria

18/11/2015

Da mesi continua in Siria la logorante battaglia fra i gruppi ribelli e i lealisti fedeli ad Assad. La lunga battaglia ha come obiettivo il controllo della strada che unisce Aleppo a Damasco passando per Homs e Hama, dunque il controllo della costa fra quella strada e il Mediterraneo, dove i Russi hanno una forte presenza militare. In questa battaglia gli stessi quartieri e gli stessi tratti di strada sono stati conquistati e riconquistati a fasi alterne ora dall’uno ora dall’altro gruppo, più e più volte. L’intensificarsi della battaglia per Aleppo nel mese di ottobre aveva permesso all’ISIS di conquistare senza ostacoli la cittadina di al-Safira, a sudest di Aleppo, e il vicino grande bacino d’acqua del lago al Jaboul. L’ISIS aveva già conquistato roccaforti lungo tutte le strade che da est portano verso Aleppo, Homs e Hama. Dunque tutti i rifornimenti per le forze di Assad in arrivo via terra dall’interno erano impediti dall’ISIS.

L’ISIS è militarmente forte grazie ai militari dell’esercito iracheno di Saddam Hussein. Dopo la sconfitta di Saddam gli Americani decisero di sciogliere esercito, costituito dall’élite delle tribù sunnite irachene. Senza ruolo, senza potere, senza stipendio, l’intero corpo ufficiali iracheno divenne una massa disponibile a combattere per conto terzi, oltre che un gruppo etnico e sociale desideroso di vendetta nei confronti del nuovo governo di Bagdad sostenuto dall’Iran, che sotto il presidente al-Maliki concedeva prebende e posizioni di potere soltanto alle tribù sciite. 

La battaglia ha come obiettivo il controllo della strada che unisce Aleppo a Damasco passando per Homs e Hama, dunque il controllo della costa fra quella strada e il Mediterraneo, dove i Russi hanno una forte presenza militare.

L’ISIS ha conquistato l’area petrolifera di Mosul, in territorio sunnita iracheno, proteggendo gli interessi dei Sunniti iracheni. Non potendo esportare il petrolio tramite il Golfo, perché la popolazione del sud dell’Iraq è sciita ed è protetta dall’Iran, l’ISIS si è spinto a ovest in Siria, conquistando i campi petroliferi siriani che si trovano in aree abitate da tribù sunnite imparentate con i sunniti iracheni, con l’ovvio intento di aprirsi una via verso il mar Mediterraneo, per poter esportare il petrolio da un porto mediterraneo.

A nord dell’Iraq un altro grande bacino petrolifero è quello di Kirkuk, stabilmente controllato dai Curdi. I Curdi sono sunniti, ma sono di etnia diversa dai Sunniti di pianura, parlano un’altra lingua. I Curdi non soltanto combattono aspramente contro l’ISIS per il controllo del proprio territorio con le sue ricchezze, ma disputano anche all’ISIS alcuni giacimenti dell’area di Mosul. Nemmeno i Curdi hanno uno sbocco al mare che permetta l’esportazione diretta del petrolio. Sia i Curdi sia l’ISIS dipendono dalla Turchia per le loro esportazioni di petrolio. Per questo sia i Curdi sia l’ISIS cercano di aprirsi un proprio varco verso il Mediterraneo. La Turchia cerca di evitarlo e ostacola sia l’ISIS sia i Curdi, però chiude un occhio sulle loro esportazioni di contrabbando tramite il territorio turco, sia perché cerca di tenere aperta la via al dialogo sia perché teme che fra i Sunniti che attualmente sostengono l’ISIS ed i Curdi − ora nemici per il controllo dei giacimenti petroliferi − possa crearsi in futuro una coalizione di interessi che porti alla destabilizzazione del territorio turco abitato da Curdi.

La Russia ha interessi importanti sulla costa siriana del Mediterraneo, dove ha una base navale, Tartus, da cui sorveglia la sicurezza del Bosforo e del Mar Nero. Per i Russi sarebbe drammatico perdere Tartus. Sarebbe invece una grande successo poter controllare le esportazioni di petrolio sia da Mosul sia da Kirkuk attraverso oleodotti che confluiscano in un porto siriano vicino a Tartus, protetto dall’esercito russo. L’attuale allineamento di interessi dei Russi con quelli di Assad e dell’Iran potrebbe anche essere intaccato da un eventuale accordo di fondo con i Curdi o con i Sunniti iracheni che attualmente sostengono l’ISIS….

Il Medio Oriente mesopotamico è ancora lungi da trovare un assetto, le alleanze attuali potrebbero venir ribaltate a sorpresa. È probabile che in futuro gli storici parleranno degli eventi attuali come di un episodio nella lunga guerra per l’energia mesopotamica iniziata nel 1914, con la Prima Guerra Mondiale, che finirà chissà quando. 

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