Che intenzioni ha Erdogan in Siria?

14/09/2016

Estratto dal paper 364 del prof. Efraim Inbar, del Besa Center for Strategic Studies

 

L’esercito turco avanza finalmente contro l’ISIS in Siria; pare però che lo scopo principale dell’avanzata sia il contenimento delle Forze Democratiche Siriane appoggiate dagli USA, in cui sono preponderanti i Curdi.

Quanto sarebbe stato meglio per l’intera regione se Erdogan avesse fatto marciare l’esercito contro l’ISIS sin dalla caduta di Mosul! Quante vite e quante sofferenze si sarebbero risparmiate! Invece la Turchia ha flirtato a lungo con l’ISIS e ha mantenuto aperte le vie di rifornimento, di reclutamento e di contrabbando che hanno alimentato l’ISIS per oltre un anno. Ma è meglio tardi che mai. Ora che la Turchia muove davvero guerra all’ISIS, il Califfato è in rotta ovunque.

 

Che cosa ha spinto Erdogan al cambio di rotta?

1)      Innanzitutto il timore che le Forze Democratiche Siriane avanzassero nella regione a ovest dell’Eufrate, aprendo la possibilità concreta della creazione di uno stato curdo nella parte di Siria chiamato ‘Rojava’ dai Curdi. I Curdi siriani dello YPG hanno da lungo tempo legami di cooperazione con i militanti del PKK, che i Turchi considerano nemici e terroristi, perché compiono attentati in Turchia in nome dell’autonomia curda. I Turchi però non potevano attaccare direttamente i Curdi siriani del YPG, che sono i principali alleati degli USA e dell’Occidente nella guerra all’ISIS. Hanno perciò creato un ‘pacchetto’ in cui la guerra all’ISIS possa mascherare la guerra ai Curdi.

 

2)      Il timore effettivo dell’ISIS da parte di tanti cittadini turchi, dopo l’attentato all’aeroporto di Ankara e alla festa di matrimonio di Gaziantep. La necessità di rassicurare l’opinione pubblica ha reso necessaria e sincera anche la guerra all’ISIS.

 

3)      La volontà di costituire in Siria una zona di sicurezza al confine in cui creare campi profughi, per evitare che rimangano tutti in Turchia, o cerchino di venire in Europa.

 

4)       Il desiderio di dimostrare al mondo e all’opinione pubblica interna che l’esercito turco rimane forte, capace e coeso nonostante il tentato colpo di stato e la successive epurazione.

 

Che esiti possiamo aspettarci?

Non sappiamo quanto la politica turca sul terreno sarà compatibile con gli obiettivi occidentali di sconfiggere l’ISIS, pacificare la regione, togliere il potere ad Assad, creare una zona di riconosciuta influenza sunnita e una zona di riconosciuta influenza curda in Siria, che potrebbero eventualmente accorparsi alle zone sunnite e curde dell’Iraq, modificando a fondo i vecchi confini. Dopo la visita del vicepresidente americano Biden in Turchia e la sua esplicita richiesta ai Curdi di non spingersi a ovest dell’Eufrate per non interferire con le azioni dell’esercito turco, non è chiaro se i Turchi intendano rispettare i patti e proseguire con determinazione l’offensiva contro l’ISIS o se invece lanceranno un’offensiva contro i Curdi, che farebbe ripiombare la regione nella carneficina, perché i Curdi non cederanno senza combattere accanitamente. I prossimi mesi saranno decisivi per il futuro della regione; finalmente si vedrà a quale assetto porterà la lunga guerra civile iniziata nel 2011. 

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