Il Consiglio di Cooperazione del Golfo

19/09/2016

Il Consiglio di Cooperazione del Golfo, fondato nel 1981, ha lo scopo esplicito di promuovere l’integrazione economica fra l’Arabia Saudita, il Kuwait, il Bahrein, gli Emirati Arabi Uniti, il Kuwait, Oman e Qatar (mappa lato). In realtà ha sempre fatto poco per promuovere l’integrazione economica, ma continua a esistere soprattutto in funzione difensiva; raggruppa infatti i paesi arabi del Golfo Persico, che temono l’Iran, paese non arabo e di religione sciita con cui l’inimicizia ha basi storiche profonde.

L’unione doganale fra i paesi del Consiglio del Golfo è avvenuta soltanto nel 2015, dopo decenni di discussioni e indecisioni: segno che non veniva vista da nessuno come una priorità. Il commercio interno fra i paesi del Consiglio è di poco conto, i progetti per la costruzione di infrastrutture comuni vengono rimandati di anno in anno, ormai da molti anni. Anche la creazione di una moneta comune è discussa da lungo tempo, ma non si è mai avverata.

Il PIL complessivo dei Paesi del Consiglio è di circa 1400 miliardi di dollari, ed è basato in maniera preponderante sulla vendita di petrolio e gas, con contratti stipulati da ogni paese liberamente e separatamente, non applicando condizioni comuni.

Ciò nonostante il Consiglio costituisce una alleanza solida in funzione anti-iraniana. Di solito i paesi del Consiglio assumono posizione comune sulle questioni internazionali, anche se il Qatar negli ultimi anni tende a cercare una posizione di mediazione anche con interessi esterni.

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