L’origine storica delle tensioni fra USA e Messico

28/11/2016

La frontiera fra Messico e Stati Uniti rappresenta oggi la linea di faglia di una zona in cui si incontrano e si mescolano culture eterogenee, che convivono da secoli in uno stato di tensione.

La frontiera fu definita dall’ultima guerra fra USA e Messico nel 1848. Da allora la prevalenza politica e militare degli USA è stata talmente grande da rendere impensabile un tentativo di sfida, ma questo non significa che le tensioni siano sparite. Nel primo 1600 il territorio del Messico e dell’attuale Texas appartenevano formalmente al Vicereame di Spagna, definito anche Nuova Spagna, ma erano scarsamente presidiati. L’interesse della Spagna era concentrato sulle miniere d’argento di Zacatecas (mappa sopra). Lì si accentrava la popolazione. I territori a nord-est erano quasi disabitati. Nel corso del 1600 arrivarono coloni da altri paesi europei, soprattutto dalla Francia e dall’Inghilterra. I Francesi si insediarono in larga parte del nord America, inclusa la regione che oggi è il Texas. 

Nonostante la piena collaborazione economica, la visione che gli Americani e i Messicani hanno gli uni degli altri è rimasta sostanzialmente quella dell’epoca delle guerre di frontiera.

Nel 1763 i Francesi in bancarotta furono costretti a cedere i loro territori a est del Mississippi agli Inglesi, quelli a ovest del Mississippi agli Spagnoli. Il territorio dell’attuale Texas divenne spagnolo, ma rimase quasi disabitato. Secondo i censimenti del 1790 in tutta la Nuova Spagna c’erano soltanto 5 milioni di persone, accentrate nelle regioni delle miniere. Nell’attuale Texas ce n’erano circa 5000, in tutta l’attuale California 12500, nell’attuale Nuovo Messico 31000. Nel 1803 gli USA, ormai indipendenti dall’Inghilterra, si comprarono dalla Francia la Louisiana (mappa a lato), ottenendo il pieno controllo dell’intero bacino del Mississippi e della costa attorno a New Orleans. 

Così tutta l’enorme pianura centrale degli USA, irrigata dagli affluenti del Mississippi, ebbe accesso diretto al Golfo del Messico e all’Oceano (mappa a lato). I fiumi del bacino sono per lo più navigabili, dunque i trasporti sono facili e a bassissimo costo. La Nuova Spagna si trovò a confinare con gli USA, paese in grandissima e rapida espansione proprio nel bacino del Mississippi.

Il Texas era un’area contesa, perché la Spagna sosteneva che non faceva parte della Louisiana francese al momento del suo acquisto da parte degli USA, gli USA dicevano il contrario. Nel 1819 USA e Spagna trovarono un accordo esplicitamente temporaneo: il Texas sarebbe rimasto sotto controllo spagnolo, mentre gli USA assumevano il controllo della Florida.

Ma nel 1821 il Messico si rese indipendente dalla Spagna e continuò a colonizzare il Texas, offrendo ai coloni varie agevolazioni perché venissero a creare città, fattorie e strade, e soprattutto provvedessero una difesa dai Comanche indiani che dalle Grandi Pianure facevano frequenti razzie fin in Messico. I coloni arrivarono in maggioranza dagli USA. Fra le agevolazioni concesse ai coloni c’era il diritto alla cittadinanza messicana dopo tre anni di residenza e la libertà per i figli degli schiavi. La religione di stato, obbligatoria per i cittadini, era il cattolicesimo. Ma i coloni protestanti arrivati dagli USA non avevano nessuna intenzione di convertirsi e tendevano anche ad abusare delle possibilità di auto-gestione del territorio. Il governo messicano era debole, anche perché doveva continuare a combattere per mantenere l’indipendenza dalla Spagna. I coloni anglosassoni finirono col considerarsi possessori, non affittuari, delle terre e col non riconoscere l’autorità del governo messicano.

Nel 1830 il Messico cambiò le leggi sull’immigrazione in Texas per bloccare l’arrivo di altri immigrati anglosassoni, ma era troppo tardi. Il presidente americano Andrew Jackson mandò Sam Houston, veterano della guerra del 1812, a sollecitare la rivolta dei coloni anglosassoni, che ebbe successo e portò alla dichiarazione di Indipendenza della Repubblica del Texas nel 1836. Nel 1846 il Texas divenne una della repubbliche degli USA. Subito iniziò una nuova guerra con il Messico, che finì nel 1848 con la cessione da parte del Messico di altri territori e la definizione dell’attuale frontiera.

L’andirivieni di popolazione attraverso la frontiera non cessò mai, ma cambiò direzioneoggi il 38.8% della popolazione del Texas è ispanica per nascita. Soltanto il 27% degli elettori parla inglese in famiglia come prima lingua, gli altri sono immigrati di cultura non anglosassone, per lo più ispanica. Il Texas e il Messico condividono una frontiera di 1.241 miglia con 28 varchi doganali, attraverso i quali passa quasi l’80% delle esportazioni messicane negli USA, per un valore di circa 93 miliardi di dollari l’anno. Le aziende USA hanno investito in Messico nel super-distretto automobilistico texano-messicano, un insieme di 27 fabbriche che producono manufatti con componenti o materie prime che passano liberamente la frontiera senza soste e senza dazi. Ci sono joint venture anche nel settore dello shale gas a cavallo fra i due paesi.

Nonostante la piena collaborazione economica, la visione che gli Americani e i Messicani hanno gli uni degli altri è rimasta sostanzialmente quella dell’epoca delle guerre di frontiera e dei film di carattere storico. Fra le due popolazioni ci sono ancora tensioni e paure radicate nella storia, che potrebbero portare a eruzioni occasionali di violenza. Nelle zone di frontiera fra culture diverse le tensioni del passato si riaccendono talora in modo inaspettato, come abbiamo visto succedere nella ex Jugoslavia.

 

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