Il ritorno dell’ISIS a Palmyra

16/12/2016

Le truppe di Assad hanno riconquistato Aleppo, con l’aiuto dei Russi e degli Iraniani, ma hanno nuovamente perso Palmyra, strappata all’ISIS lo scorso marzo da 5000 uomini di Assad grazie all’aiuto di truppe iraniane e dell’aviazione russa. È la prova che l’esercito di Assad non è in grado di mantenere il controllo del territorio. Quando le truppe iraniane e l’aviazione russa se ne sono andate e anche le truppe di Assad si sono assottigliate per partecipare alla campagna di Aleppo, l’ISIS − che aveva ritirato le sue milizie dopo una resistenza relativamente poco accanita − ha ripreso possesso dei giacimenti di gas di al-Sha’er a nord di Palmyra e ha anche cannoneggiato la base aerea russa di Tiyas. Ha quindi ripreso il controllo totale della strada statale numero 20 che collega Palmyra a Deir el Zour. Le milizie dell’ISIS si sono anche impossessate di carri armati e di grandi quantità di armi dell’esercito siriano. Per l’assalto pare che l’ISIS abbia impiegato fra 4000 e 5000 uomini armati e molti carri armati, prova che ha ancora una forza molto grande e ben equipaggiata. 

La mappa a fianco mostra la posizione delle quattro maggiori forze in guerra fra di loro in Siria a dicembre 2016: i ribelli estranei all’ISIS hanno perso terreno nell’ultimo anno a favore delle truppe di Assad, a seguito dell’intervento russo. Anche l’ISIS ha perso un po’ di terreno a nordovest, ma ha sostanzialmente mantenuto il controllo dell’interno. Non si vede una soluzione militare al conflitto in Siria: la guerra civile potrebbe continuare ancora per anni e potrebbe addirittura vedere l’alleanza operativa fra i ribelli e l’ISIS contro Assad, i Russi e gli Iraniani, se non si trova una qualche soluzione negoziata.

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