Europa 33

23/12/2020

Se vi aspettano lunghe giornate calme fra Natale e Capodanno, vi consigliamo di leggere Europa 33, di Georges Simenon, pubblicato da Adelphi. Sono i reportages (splendidamente) scritti da Simenon durante lunghi viaggi in Europa centrale e Orientale e lungo le coste del Mar Nero, negli anni 1933-34, per conto di un settimanale francese. Abbiamo il vantaggio di valutarli oggi con il senno di poi, mentre le descrizioni delle folle e di singoli personaggi, di luoghi e abitudini, clima e colori ci danno la sensazione di piombare all’improvviso in realtà che prima non riuscivamo neppure a immaginare. Simenon è maestro soprattutto nel delineare con pochi tratti il carattere e lo stato d’animo degli ambienti e delle persone.

Accompagnano il testo le foto scattate da Simenon durante i viaggi.

 

Ecco, per invogliarvi, un breve estratto da uno dei reportage dalla Germania del 1933 (pp. 102-107):

Tutti fanno sport con una foga disperata, fino ad averne la nausea, ma ciò non toglie che la sera avvertano un senso di vuoto.

Perché è una strana generazione. Hanno patito la fame durante la guerra. Hanno visto, mentre il padre era al fronte, la madre andare a letto con un riformato… per una tavoletta di cioccolato!

Allora, qualche tempo dopo, hanno venduto la sorella minore a un amico.

Sono stufi!

Stufi di andare alla deriva come un pezzo di sughero. Anche chi ha un buon impiego non sa mai se l’indomani lo avrà ancora. E, oltretutto, che significa un buon impiego? Che significa un marco? Che significa essere un uomo onesto?

Neanche le peggiori depravazioni bastano più a distrarsi.

Servirebbe… Che cosa servirebbe esattamente? Le trovate di Freud per un po’ sono sembrate divertenti. Poi c’è stata la speculazione sul marco.

Ci vorrebbe il Messia…

Io l’ho visto, il Messia, dieci giorni prima delle elezioni, che tornava nella sua suite al Kaiserhof. Alloggiavo nello stesso albergo, a cento metri dalla casa di Hindenbug. Nevicava. Era una giornata grigia.

[…] Una sera c’è stato un gran consiglio ed è stato deciso che serviva una scusa per mettere a tacere i comunisti prima delle elezioni. Hitler proponeva di organizzare un falso attentato contro di lui per galvanizzare i suoi sostenitori. Goebbels, più calmo, lo ha dissuaso dicendo che un falso attentato avrebbe potuto dare a qualcuno l’idea di commetterne uno vero.

Allora hanno ripiegato sul Reichstag. Mancava una settimana alle elezioni, era sabato. Ho telegrafato la notizia a Parigi, al giornale della sera. Non hanno avuto il coraggio di pubblicarla. Il mercoledì sera il Reichstag bruciava e nessun tedesco dava il minimo segno di stupore!

Sfido io! E immaginate l’ingenuità dei corrispondenti esteri, che riempivano colonne cercando ‘ la verità’! 

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