Taiwan, signora dei microchip, trema

19/01/2021

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In questo mese di gennaio 2021 molte fabbriche di automobili hanno fermato temporaneamente gli impianti per mancanza di microchip. Nello stesso periodo l’esercito cinese ha provato un nuovo tipo di drone dotato di armi da attacco e condotto esercitazioni che simulavano un attacco anfibio a Taiwan. Nel frattempo gli USA espandevano le sanzioni nei confronti delle aziende cinesi legate all’esercito e dettavano nuove regole per la sicurezza delle reti di telecomunicazione, mentre la Intel, inventrice dei microchip, licenziava il suo amministratore delegato. 

Tutti questi avvenimenti hanno in comune legami con la Taiwan Semiconductor Manufacturing Co. (TSMC), l’azienda che produce la massima parte dei semiconduttori di ultima generazione e quest’anno investirà 28 miliardi di dollari per potenziare la produzione. Chiunque oggi voglia sviluppare armamenti, creare o potenziare una rete 5G, competere nella gara per la scoperta dello spazio, costruire smart cities o utilizzare su vasta scala le tecnologie più avanzate, ha bisogno dei microchip della TSMC, che sono prodotti a meno di 100 miglia dalle coste della Cina continentale. Taiwan è per il governo cinese parte integrante del territorio della nazione cinese, anche se dalla fine della Seconda guerra mondiale ha un governo autonomo, sviluppato in opposizione a quello comunista di Mao Tse Dong.

La produzione di microchip è complicata, difficile, costosa. Per decenni Intel e Texas instruments riuscirono a mantenere l’esclusiva mondiale, perché nessuna startup aveva le risorse necessarie per sviluppare il know how e la tecnologia necessaria per competere con loro. Ma nel 1987 ci provò la TSMC, con il pieno sostegno del governo di Taiwan, utilizzando la formula della produzione esclusivamente per conto terzi, non in proprio. È la formula con cui anche la Cina superava la propria arretratezza tecnologica e industriale in quegli anni. Fabbricare per conto terzi, utilizzando brevetti, know how e macchinari forniti da altri è il modo con cui Coreani, Cinesi e Taiwanesi sono passati nell’arco di 20 anni dal novero dei paesi ‘in via di sviluppo’ a quello dei paesi più avanzati al mondo in campo tecnologico e industriale. La TSMC ha permesso ad altri grandi aziende di avere microchip prodotti appositamente per loro: Apple, Alibaba, Tesla – ad esempio − dipendono totalmente dai microchip di TSMC. Alcuni produttori americani di secondo livello come AMD e Qualcomm hanno chiuso le loro fabbriche in USA e fatto fabbricare i loro microchip alla TSMC e alla Samsung coreana perché costavano meno. Così oggi soltanto la TSMC e la Samsung coreana hanno le attrezzature e le maestranze per produrre i microchip di ultima generazione, anche se realizzati su brevetto americano. La Intel ha perso il primato.

Costruire una fabbrica per la produzione di microchip oggi costa almeno 20 miliardi di dollari e richiede maestranze estremamente abili e apparecchiature di altissima specializzazione, prodotte da pochissime fabbriche al mondo. La TSMC oggi controlla il 50% di questo mercato, la Samsung un altro 30%. I loro chip sono indispensabili sia per l’economia sia per la difesa della Cina e degli USA, paesi che oggi rivaleggiano per il controllo dei mari e dei cieli di Taiwan. Entrambi i paesi stanno cercando di sviluppare velocemente la produzione di semiconduttori e microchip di ultima generazione sul proprio territorio per rendersi indipendenti, ma si tratta di processi lenti, che richiedono almeno quindici anni.

Dal 2020 gli USA hanno proibito alla TSMC di fornire a terzi (in particolar modo alla Cina) prodotti realizzati su brevetti americani, senza averne ottenuto autorizzazione dal governo americano. Ma la dipendenza funziona sempre nei due sensi: così come la Cina, Intel, Tesla, Apple, Qualcomm hanno bisogno della TSMC, così la TSMC e Taiwan hanno bisogno di loro e non vogliono scegliere. La Cina nel 2020 ha usato il 60% dell’intera produzione mondiale di microchip. Ma sia il governo cinese sia il governo americano chiedono a Taiwan di scegliere, di schierarsi. Il governo di Taiwan conta proprio sulla dipendenza della Cina dalle sue produzioni per evitare attacchi e invasioni che porterebbero a una immediata riduzione di produzione. Ma quando la Cina avrà sviluppato fabbriche proprie e godrà di un buon livello di indipendenza non esiterà a invadere Taiwan e assumere il controllo della TSMC. Nel frattempo la TSMC ha annunciato la creazione di una piccola fabbrica da 12 miliardi di dollari in Arizona, per soddisfare le necessità di Apple e dell’esercito americano, e in cambio sta chiedendo di poter vendere alla Cina almeno i chips di vecchia generazione. 

Oggi soltanto la taiwanese TSMC e la coreana Samsung hanno le attrezzature e le maestranze per produrre i microchip di ultima generazione, anche se realizzati su brevetto americano. La Intel ha perso il primato

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