Acqua potabile dall’aria
Progetto pilota in India

02/12/2008

Sembra un’idea campata in aria, in realtà è vecchia di migliaia d’anni. È menzionata nella Bibbia e in antiche preghiere ebraiche, e gli archeologi continuano a trovare le pietre che gli agricoltori israeliti usavano migliaia di anni fa per raccogliere la rugiada e innaffiare le loro colture.
Essenzialmente EWA (che sta per Extraction of Water from Air) ha sviluppato una tecnologia pulita che estrae acqua dall’aria consumando poca energia. La chiave sta nella sua tecnologia per l’assorbimento dell’acqua – unica nel suo genere – che impiega un essiccante solido per catturare l’acqua e uno speciale condensatore a risparmio d’energia che riutilizza oltre l’85% dell’ energia immessa nel sistema. Le fonti di energia rinnovabile, come l’energia solare, il biocarburante, il calore prodotto dalle scorie e perfino il calore prodotto dalla materia organica sono compatibili con il sistema.
La società, fondata nel 2006, si basa su nove anni di ricerca condotti da Bar, già ricercatore all’università Ben Gurion. Ora ha rappresentanti in USA, India, Giordania, Cipro, Australia e Africa occidentale, dove EWA sta aiutando gli agricoltori a generare carbon credits, oltre a fornire loro acqua pulita per bere e per irrigare le loro colture.
La tecnologia, dice Bar, funziona in tre fasi: la prima è l’assorbimento dell’umidità dell’aria, poi la rimozione dell’acqua da un essiccante solido (granuli di gel a base silicea) che trattiene l’acqua, infine la condensazione. L’assorbimento dell’umidità è un processo esotermico (che implica il rilascio di calore), l’assorbimento dell’umidità avviene spontaneamente: solo una minima energia viene usata mentre l’aria viene pompata attraverso l’unità. Le tecniche di recupero del calore sono integrate come parte del condensatore, riducendo il costo della produzione dell’acqua a un prezzo ragionevole, simile ad altri processi come la desalinizzazione.
Utilizzare le fonti di energia rinnovabile permette ad EWA di fornire acqua a costo minore perché la necessità di condotti e infrastrutture a lunga distanza viene cancellata dall’equazione (il consumatore d’acqua è il produttore d’acqua).
In paesi come America e Canada, dove l’acqua dolce è abbondante, la gente dà per scontata la possibilità di trattenersi a lungo sotto la doccia. Oggi nei paesi emergenti ed anche in quelli industrializzati meno fortunati – come Cipro – il costo dell’acqua è invece così alto che perfino negli alberghi a 4 stelle vengono chiusi i rubinetti delle docce, racconta Bar dopo una recente esperienza sull’isola dove un metro cubo d’acqua costa 6 euro, perché viene trasportata dalla Grecia. Per fare un confronto, secondo l’americano Global Policy Forum la famiglia statunitense media consuma circa 480 metri cubi d’acqua all’anno: mentre un abitante di Washington D.C. paga circa 350 dollari l’anno (72 centesimi al metro cubo), acquistare la stessa quantità d’acqua nei quartieri poveri di Città di Guatemala costerebbe circa 2.000 dollari.
Anche se l’acqua pulita per bere e per lavarsi sembra un diritto umano basilare, per la maggior parte dei poveri del mondo è un lusso. EWA spera di contribuire a un cambiamento: "Un km cubo di aria contiene da 10 a 40 mila tonnellate d’acqua, abbastanza per rifornire almeno 100.000 persone per tutte le loro necessità idriche, oppure abbastanza ‘acqua sicura’ da bere per due milioni di persone”, spiega Bar. La macchina di EWA può essere tarata verso l’alto o verso il basso, e produrrà qualunque quantità d’acqua da poche centinaia di litri al giorno fino a 1000 metri cubi d’acqua in un’unica centrale.  

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