Crisi economica e accordi bilaterali di scambio
l'amministrazione Obama sarà più protezionista?

16/01/2009

Il 15 gennaio del 2009 il ministro malese del commercio internazionale e dell’industria, Tan Sri Muhyddin Yassin, ha rivelato che gli Stati Uniti avrebbero rinviato i colloqui per un accordo di libero scambio con la Malesia e che i negoziati sarebbero stati ripresi non prima della fine del 2009.

Gli Stati Uniti sono una nazione commerciale: prima di divenire una potenza militare infatti erano dotati della più grande flotta mercantile e della migliore industria navale del mondo. La flotta militare venne inizialmente costruita per difendere le rotte commerciali. Con il declino del colonialismo europeo Washington iniziò a proiettare la propria influenza nel mondo attraverso legami commerciali con un crescente numero di stati. Durante la Guerra fredda, gli accordi commerciali vennero limitati dallo scontro fra capitalismo e comunismo, ma tuttora il commercio rappresenta un aspetto essenziale della strategia statunitense. Attualmente il valore delle attività commerciali statunitensi in beni e servizi sorpassa i 3 trilioni di dollari. Basti pensare che nei primi 9 mesi del 2008 le esportazioni statunitensi erano pari al 13% del PIL – la percentuale più alta più alta nella storia del paese. 
Negli ultimi anni gli Stati Uniti hanno si sono serviti degli accordi bilaterali come arma per estendere legami commerciali e rafforzare alleanze. L’amministrazione Bush ha siglato 11 nuovi accordi di libero scambio con paesi che consumano circa il 41% delle esportazioni statunitensi:  Australia, Bahrein, Cile, Costarica, Repubblica Dominicana, El Salvador, Nicaragua, Guatemala, Honduras, Marocco e Singapore. Ultimamente stava concludendone altri tre con Colombia, Panama e Corea del Sud.   Gli USA hanno firmato un accordo con la Corea del Sud nel 2007, non ratificato né dal Congresso americano né dal Parlamento coreano. Dopo una serie di dispute sulle importazioni di carne in Corea a causa del rischio “Mucca Pazza”, la carne statunitense ha ricominciato ad essere venduta sul mercato coreano, e la ratifica finale dell’accordo sembrava ormai alle porte. 
Ma con la nuova amministrazione è probabile che qualcosa cambierà. Hillary Clinton ha già fatto sapere di voler rinegoziare l’accordo con la Corea (denominato KORUS). I democratici sono sensibili alla concorrenza dell’industria automobilistica coreana e sostengono che il KORUS potrebbe portare notevoli danni alle industrie statunitensi. I tre principali colossi automobilistici americani sono sull’orlo della bancarotta e sono stati finanziati recentemente dal governo; è quindi improbabile che l’amministrazione Obama apra il mercato alla competizione straniera. In questo panorama il KORUS potrebbe anche essere rimandato all’infinito e infine archiviato.     Il rinvio dei colloqui con la Malesia e il ritardo del KORUS inviano un messaggio chiaro ai paesi asiatici: l’amministrazione Obama non li considera prioritari per quanto riguarda gli scambi commerciali. La Thailandia, che aveva cercato un accordo di libero scambio con gli Stati Uniti, prenderà senz’altro atto della nuova linea. Gli Asiatici temevano questo cambiamento, in quanto i Democratici storicamente sono sempre stati meno interessati all’Asia Orientale dei Repubblicani.     Non è ancora possibile invece capire quale sarà l’approccio della nuova amministrazione verso l’America Latina. H. Clinton ha sottolineato l’importanza delle relazioni fra Stati Uniti e Sudamerica, mettendo in evidenza i possibili vantaggi di una cooperazione regionale. Nel 2008 però i Democratici si erano opposti al trattato di libero scambio con la Colombia per questioni inerenti al lavoro. Per ora anche il patto con il Perù è ancora in forse. L’unico trattato che al momento ha buone probabilità di riuscita è quello con Panama.     Fonte: Strategic Forecast    

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