La Turchia
e la leadership regionale

27/01/2009

La seguente analisi di George Friedman, pubblicata su Strategic Forecast, riconosce alla Turchia un ruolo fondamentale in Medio Oriente, in quanto grazie alla sua tradizione secolare potrebbe servire da freno all’avanzata dell’estremismo islamico dell’Iran e dei gruppi sunniti nella regione.

Altri analisti al contrario temono per le nuove tendenze del governo turco, che potrebbe invece nascondere la volontà di dare nuova linfa al radicalismo islamico.

Qui di seguito pubblichiamo l’analisi di Friedman:

La Turchia e le opportunità per una leadership regionale

21 gennaio 2009

La Turchia - secondo le affermazioni di Erdogan del 19 gennaio - si è dimostrata fondamentale nel raggiungimento del cessate il fuoco che ha messo fine all’operazione militare israeliana a Gaza, perché Ankara ha convinto Hamas a deporre le armi.

La Turchia non è l’unico stato ad avere una certa influenza su Hamas – vi sono infatti anche l’Iran, la Siria, l’Arabia Saudita e l’Egitto – ma, a differenza degli altri, ha criticato apertamente Israele per la guerra a Gaza. Erdogan il 4 gennaio ha affermato: “Israele sta perpetrando azioni disumane che lo porteranno all’autodistruzione” e ha aggiunto “Allah prima o poi punirà coloro che calpestano i diritti degli innocenti”. In passato Erdogan aveva già criticato le operazioni di Israele nei Territori Palestinesi, ma non era mai stato così severo.

Questi commenti fanno sospettare che il partito Giustizia e Sviluppo (AK) abbia preso una piega apertamente islamica anche se una parte considerevole del partito è composta da non-islamici e il partito stesso è stato fondato da individui che avevano rotto con l’anima islamica del Fazeelat, predecessore dell’attuale AK, messo fuori legge nel 2001. Il forte secolarismo della repubblica turca impedisce però che un partito si avvicini troppo all’Islamismo senza essere messo fuori legge.

In un momento in cui le masse arabe vedono i propri leader appoggiare Israele o quantomeno non fare niente per interrompere la guerra, Erdogan cerca di ottenere il rispetto delle piazze arabe condannando l’offensiva israeliana e prendendo le difese dei Palestinesi.

 

OPPORTUNITA’ IN MEDIO ORIENTE

La Turchia non è l’unico stato ad aver preso posizione contro Israele, dato che anche l’Iran ha appoggiato Hamas, non solo a parole, ma anche militarmente. Il sostegno iraniano a Hezbollah e Hamas ha permesso al presidente Ahmadinejad di guadagnare una certa popolarità nel mondo arabo e allo stesso tempo ha creato una certa preoccupazione nelle leadership moderate. L’Iran, etnicamente persiano e sciita dal punto di vista religioso, vuole imporsi come leader indiscusso del mondo arabo, per la maggior parte arabo e sunnita. Le difficili condizioni economiche interne non gli permettono però di espandersi troppo.

La Turchia, la diciassettesima economia più vasta al mondo, non ha di questi problemi. I Turchi sono certamente diversi dagli Arabi etnicamente parlando, ma sono comunque sunniti. Gli Arabi hanno vissuto per oltre quattro secoli sotto il dominio dell’impero ottomano, i cui governanti turchi venivano considerati “califfi” – leader dei musulmani sunniti.

L’impero crollò dopo la Prima Guerra Mondiale e il nazionalismo turco ed arabo contribuirono alla disintegrazione del sultanato ottomano. La Turchia si è stabilizzata dopo circa settant’anni di battaglie interne fra religione e secolarismo. La lotta non si è ancora risolta completamente, ma quasi tutti in Turchia ora pensano che Ankara debba espandere nuovamente la propria influenza al di là dei confini nazionali, il che gli permetterebbe di emergere come leader regionale nonché guida del mondo islamico.

L’ingresso della Turchia nell’UE è stato bloccato e quindi Ankara ha deciso di rivolgere l’attenzione altrove e puntare sul Medio Oriente.

Le masse arabe credono che i leader turchi siano molto più competenti dei propri: Erdogan riscuote un certo successo non solo perché ha difeso i Palestinesi, ma anche perché è dotato di qualità che i leader arabi non possiedono. Questa consapevolezza ha spinto il governo turco a rompere con il passato e a criticare aspramente Israele: le manifestazioni organizzate in Turchia contro la guerra di Gaza hanno esercitato un notevole impatto sulla psiche delle masse arabe e inoltre molti governi della regione sono pronti ad accettare una crescita dell’egemonia turca per porre un freno al radicalismo iraniano.

 

LE RELAZIONI CON L’OCCIDENTE E CON ISRAELE

La ricerca di una leadership in Medio Oriente non implica automaticamente un peggioramento delle relazioni con l’Occidente e Israele. La Turchia fu uno dei primi stati a riconoscere Israele al momento della sua nascita, nel 1948, e da allora i due paesi hanno sempre avuto ottime relazioni diplomatiche e militari, anche dopo l’insediamento del governo dell’AK. Infatti il governo Erdogan in passato ha cercato di mediare fra Siria e Israele e, nonostante le tendenze islamiche, incarna una visione strategica decisamente più pragmatica dell’Iran e degli attori radicali della regione.

Erdogan sa infatti che grazie ai solidi legami con Israele, con gli Stati Uniti e con l’Occidente avrà maggiori opportunità di espandere l’influenza in Medio Oriente e nel mondo islamico. Ankara sta ancora cercando di posizionarsi fra l’Occidente e i paesi islamici e per questo deve ottenere il rispetto degli Arabi – anche se questo comporta sollevare dure critiche contro Israele.

Israele e l’Occidente dal canto loro preferiscono la Turchia all’Iran e agli altri stati arabi, perché è uno stato musulmano secolarizzato, è membro della NATO ed è perfettamente posizionato fra la sfera occidentale ed islamica. Una leadership turca potrebbe contenere le tendenze islamiche radicali dell’Iran e degli altri gruppi sunniti.

 

OSTACOLI INTERNI

Le radici islamiche del partito AK potrebbero spianare la strada verso una leadership turca nella regione, ma potrebbero anche minacciare la stabilità interna. Sebbene l’AK abbia raggiunto un’intesa con l’establishment secolare (guidato dalle forze armate), permane una certa tensione all’interno della struttura di potere turca. La recente dimostrazione di solidarietà del governo verso il mondo islamico ha sollevato alcune preoccupazioni fra i laici, che temono che il paese stia andando nella direzione sbagliata.  

La repubblica turca, al momento della sua nascita, decise di rinunciare al suo passato islamico e ai legami con il mondo arabo. I recenti tentativi di invertire questo corso potrebbero aumentare le tensioni fra il governo e l’esercito, preoccupato dalla possibilità che un cambio di rotta dell’AK possa sgretolare le fondamenta secolari della repubblica.

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