Tattiche intimidatorie siriane?

23/02/2009

Mentre la Siria persegue una politica di avvicinamento per piccoli passi a trattative con l'Occidente, non rinuncia alle abituali tattiche intimidatorie tipiche della politica in Medio Oriente. La Siria non vuole che si proceda al processo per l'assassinio del primo ministro Rafik al-Hariri (febbraio 2005) presso il Tribunale Speciale Internazionale per il Libano, ma vuole invece che venga riconosciuto il suo ‘diritto’ ad esercitare influenza sul Libano stesso.   Un rapimento e due assassinii vengono interpretati come ‘avvertimenti’ per convincere l'attuale governo libanese a non mandare all'Aja per il processo i quattro maggiori sospettati, attualmente in carcere in Libano. Il 12 febbraio è stato rapito da ignoti Joseph Sader, direttore del centro informatico della Middle East Airlines (libanese), che aveva preparato per conto del governo un dossier di documenti da inviare ai giudici dell'Aja . Il 18 febbraio è stato trovato ucciso con un colpo alla testa Ghassan Miqdaq, un pilota delle Middle East Airlines che il 9 febbraio aveva portato plichi di documenti all'Aja per il processo. Due settimane prima era stato trovato  morto in identiche circostanze il fratello di Miqdad, e la casa dei fratelli era stata devastata da ‘ladri’ ignoti. Il direttore della compagnia aerea MEA (che è virtualmente statale) era amico del presidente assassinato ed è ancora oggi un personaggio politico influente.  Ora il timore è che gli assassini e gli attentati si susseguano fino al processo e che possano colpire anche aerei della MEA.

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