Afghanistan e rifornimenti
il corridoio Wakhan

24/03/2009

11 marzo 2009   Gli Stati Uniti e la NATO hanno discusso con la Cina sulle diverse alternative per inviare i rifornimenti alle truppe in Afghanistan, ora che la situazione in Pakistan continua a peggiorare. Washington e i suoi alleati hanno già discusso dell’argomento con i Russi e i paesi dell’Asia centrale e stanno pensando a un accordo con gli Iraniani. Nonostante sulla mappa l’opzione cinese sembri allettante, in verità presenta alcuni problemi.   Il Corridoio di Wakhan, incastonato fra il Tagikistan e la provincia nordoccidentale di frontiera pakistana, venne tracciato dalla Gran Bretagna alla fine del XIX secolo. Questo lembo di terra, una volta utilizzato per trasportare le merci dall’Asia orientale all’Asia centrale, è un’estensione della provincia afgana di Badakhshan di etnia tagika e confina per un breve tratto con la provincia musulmana cinese dello Xinjiang.    I Talebani non si sono mai spinti in questa regione a causa della forte presenza tagika. Anche se il terreno sarebbe perfetto per la guerriglia e per le imboscate a causa della conformazione montuosa, i Tagiki non permetterebbero ai Talebani di servirsi di quest’area e anzi accoglierebbero volentieri le truppe della NATO, perché gli permetterebbero di tenere lontani i loro nemici.   Ma le montagne intorno a Wakhan sono fra le più alte e rocciose del mondo: la via rimane chiusa per sei mesi a causa delle condizioni atmosferiche, le strade sono piuttosto malconce e ad un’unica corsia e i ponti non sono sufficientemente solidi da permettere il transito di carichi troppo elevati. Come se non bastasse, le infrastrutture su suolo cinese non raggiungono direttamente il corridoio di Wakhan. Per rendere operativo questo passaggio è necessario un massiccio investimento per la creazione delle infrastrutture di base.   Inoltre il governo cinese non ha nessun interesse ad irritare l’opinione pubblica nelle aree di confine, abitate da minoranze musulmane. Occorre chiedersi quale sia l’obiettivo diplomatico che l’amministrazione statunitense si pone nelle trattative con i Cinesi sul corridoio Wakhan, dato che non è propriamente realistico pensare davvero a un suo uso logistico.

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