Il piano di pace del Marocco per il Sahara occidentale

09/09/2024

Il Sahara occidentale è un territorio conteso che a volte ha fatto parte del Marocco, ma è considerato dalle Nazioni Unite un "territorio non autonomo", con una popolazione riconosciuta come nazione soltanto da 80 paesi. È una specie di limbo, perciò fonte di molti conflitti, come sempre capita ai territori contesi (come la Palestina). C’è un’autoproclamata Repubblica Araba Saharawi Democratica, che è in contrasto con il governo marocchino, ma è anche in contrasto armato con il Fronte Polisario nazionalista. Il territorio inoltre è diventato anche terreno di scontro per procura tra il Marocco e l'Algeria. Ora la Francia sta cercando di spingere i belligeranti verso una risoluzione.

Il Sahara Occidentale si estende per oltre 272.000 chilometri ma, con una popolazione di poco più di 600.000 abitanti, è uno dei territori meno densamente popolati del mondo. È inoltre diviso da una banchina di sabbia lunga 2.700 chilometri, che divide l'effettivo controllo territoriale delle parti interessate.

Quando la Spagna si ritirò dal Sahara Occidentale nel 1975, il Marocco e la Mauritania rivendicarono entrambi il territorio, poi la Mauritania abbandonò la pretesa. Un accordo di pace mediato dalle Nazioni Unite tra il Marocco e il Fronte Polisario nel 1991 ha dato al Marocco il controllo de facto sulla maggior parte del Sahara occidentale, comprese quasi tutte le aree occidentali economicamente produttive. Ha anche imposto un referendum sull'indipendenza in base al diritto all'autodeterminazione. Ma la votazione non ebbe mai luogo per disaccordi sull'ammissibilità degli elettori e sulle opzioni di voto, ma soprattutto perché la migrazione marocchina verso il territorio ha creato la preoccupazione di poterlo perdere da parte del Fronte Polisario.

Nel 2007 il Marocco ha proposto un piano in base al quale il Sahara occidentale sarebbe stato formalmente integrato come territorio nazionale, ma con una certa autonomia. Il Marocco controllerebbe la difesa e gli affari esteri, la SADR gestirebbe gli affari interni e avrebbe un parlamento composto sia da rappresentanti delle tribù locali sia da membri eletti. Il governo regionale avrebbe il controllo delle tasse locali e un proprio bilancio. Il Fronte Polisario e i suoi sostenitori in Algeria rifiutano il piano e continuano a insistere su un referendum in cui soltanto l'etnia saharawi possa votare.

Nel 2020 l'allora presidente Donald Trump ha approvato il piano, che da allora ha ricevuto sostegno presso molte cancellerie. Il Marocco ha aumentato gli investimenti nel territorio, costruendo infrastrutture come porti, autostrade e alberghi. Diversi paesi occidentali hanno seguito l'esempio, tra cui Spagna, Germania, Paesi Bassi, Repubblica Ceca e Bulgaria, mentre alcuni paesi africani hanno lasciato l’area.

La Francia ha cercato a lungo di tenersi sul filo del rasoio diplomatico tra Marocco e Algeria, ma il 30 luglio 2024 il presidente Macron ha ufficialmente approvato il piano, definendolo "l'unica base" per risolvere il conflitto e affermando che le trattative future dovranno essere fatte nel quadro della sovranità marocchina. Dopo i fallimenti diplomatici in altre parti dell'Africa, la Francia userà il sostegno all'accordo con il Marocco per recuperare parte del terreno perduto. Pochi giorni dopo la dichiarazione di Macron, la società francese Egis Rail si è aggiudicata un contratto per il progetto di linea ferroviaria ad alta velocità Kenitra-Marrakech. Le imprese francesi hanno già una grande presenza in Marocco, ma molti altri progetti sono in via di pianificazione, anche nel Sahara occidentale: giacimenti offshore di petrolio e gas naturale, miniere di fosfato, cobalto e manganese, tutti elementi fondamentali per la transizione energetica dell'Europa. Si potrebbero anche utilizzare i vasti deserti sahariani per lo sviluppo dell'idrogeno verde da esportare in Europa, come si sta già facendo in Mauritania.

 

L'Algeria ha risposto ritirando il suo ambasciatore a Parigi. Ma ha poco potere negoziale. Sebbene rimanga un importante fornitore di gas, fornisce alla Francia solo il 10% circa del suo consumo. E ha ancora bisogno della Francia per l'agricoltura, l'alimentazione e vari prodotti industriali. Il Marocco ha dimostrato di essere un partner stabile e affidabile per gli investimenti, mentre l'Algeria è diventata più autoritaria e continua a chiedere ulteriori compensi per il colonialismo francese.

Probabilmente altri paesi seguiranno l’esempio della Francia. Già la Finlandia ha riconosciuto il piano, così come alcuni paesi africani e mediorientali. Il tempo dirà se la mossa francese sarà decisiva, ma forse qualchecosa finalmente si muove davvero.

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