L’opinione di Meghan O’Sullivan, del Council on Foreign Relations
Oggi il problema principale che gli iracheni si trovano ad affrontare concerne non gli equilibri fra le etnie, ma l’assetto dello stato iracheno. Gli analisti ed i governi occidentali che continuano a dare una interpretazione etnica o religiosa dei disaccordi interni sbagliano, non vedono la realtà attuale, perciò non sanno intervenire con efficacia.
La questione fondamentale su cui gli Iracheni non trovano ancora l’accordo è: il potere dovrà essere gestito a livello centrale, o si dovrà invece adottare una forma regionalista? Appare ormai scartato il modello federale: l’Iraq sarà uno stato unico, composto da varie regioni. Ma quale livello di autonomia dovranno o potranno avere le singole regioni?
Questo dibattito si pone al centro di quello che viene definito il “conflitto curdo-arabo”. Lo scontro fra il Kurdistan e il governo centrale sulla
gestione delle risorse petrolifere non riguarda esclusivamente la suddivisione dei proventi fra i vari attori – e le varie minoranze – ma pone un problema più ampio, ovvero: chi ha il diritto di sviluppare e gestire le risorse? Chi ha il diritto di gestire i contratti internazionali? Lo stato o le regioni?
Con ogni probabilità fino a quando non sarà fatta maggiore chiarezza su questi temi fondamentali, i conflitti non si risolveranno.
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