Al Qaeda
rifiorisce in Yemen

04/08/2009

Il 14 luglio 2009  Gregory Johnsen pubblica per il Washington Institute fo Near East Policy un saggio sul risorgere di al-Quaeda in Yemen, dopo la sconfitta degli anni 2002-2003, quando la collaborazione dei servizi di intelligence yemeniti e americani portò all’uccisione o all’arresto dei capi dell’organizzazione. Lo Yemen è tormentato da una guerra civile permanente al nord e da tentativi di secessione al sud. Per i giovani ci sono poche opportunità, la crisi economica peggiora le prospettive, le autorità tribali tradizionali stanno vacillando, ma il governo nazionale non sa prendere la guida dell’opinione pubblica.   In questo clima nessuno ha badato negli ultimi anni ai segnali di risurrezione di al Qaeda: - all’inizio del 2006 evasero dalla prigione 23 membri dell’organizzazione, fra cui Qasim al-Raymi, veterano dei combattimenti a Tora Bora, - a giugno 2007 la rete dichiarò ufficialmente la propria presenza in Yemen e Arabia Saudita, con una organizzazione di cui è capo al-Wahayshi, - da gennaio 2008 appare la rivista bimensile ‘Sada al-Malahim’ (l’eco delle battaglie), organo dell’organizzazione. - a settembre 2008 al Qaeda diede l’assalto all’ambasciata americana nello Yemen. - nel 2008 vennero assaltati due gruppi di visitatori Sud Coreani - ora molti associati di al Qaeda in Afghanistan e Pakistan si stanno rifugiando in Yemen.   L’organizzazione ha saputo fare una abilissima propaganda fra i giovani, ed ha saputo raccogliere simpatie in tutte le tribù e in tutti i ceti sociali.   Ora occorre tornare a colpire le infrastrutture e i nodi dell’organizzazione terroristica, ma è anche necessario lavorare sul lungo periodo per offrire prospettive ideali ed economiche alla popolazione, soprattutto ai giovani.  

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