17 luglio 2009
Il nuovo governo libanese non riesce a formarsi: le trattative fra le parti sono tediosamente lunghe. E non si concluderanno finché la Siria non darà il suo 'placet' alla composizione del nuovo gabinetto. La Siria però pare non muoversi, non agire, non interessarsi ufficialmente alla questione.
Dietro le quinte in realtà ci sono lenti spostamenti, piccoli cenni che fanno percepire qualche piccolo risultato nelle trattative fra la Siria, la Turchia e l'Arabia Saudita, rivolte a convincere i Siriani ad abbandonare l'alleanza con l'Iran e a revocare il proprio appoggio a Hezbollah e Hamas (le cui milizie sono armate e guidate dall'Iran), in cambio del tacito riconoscimento del diritto siriano ad aver influenza politica, economica e militare sul Libano.
Pare che durante la sua recente visita a Damasco (5 maggio 2009) Ahmadinejad abbia commesso un passo falso chiedendo ai Siriani di concedere diritto di residenza permanente al milione di Iracheni Sunniti che hanno trovato rifugio in Siria nel campo di Abu Al Hol dopo la scoppio della guerra. La monarchia siriana appartiene alla minoranza Alawita in un paese a maggioranza Sunnita, è perciò molto attenta agli equilibri demografici interni, e la richiesta di Ahmadinejad ha allarmato il re.
Gli Hezbollah libanesi inoltre vanno dicendo che durante le recenti elezioni in Libano i Siriani hanno favorito l'elezione di candidati anti-Hezbollah nel nord, e che stanno addirittura fornendo armi alle fazioni del nord, anziché consegnarle a Hezbollah.
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