I giacimenti di Kashagan
una risorsa per il futuro

01/09/2009

Tratto da “Kazakh field offers glimpse of oil’s future”, apparso sull’International Herald Tribune

 

I giacimenti kazaki di Kashagan, nel mar Caspio, contengono una riserva  di  circa 9 miliardi di barili di petrolio, la più vasta mai scoperta dal 1968 ad oggi.  Oltre 30 aziende internazionali, fra cui Eni, Shell, ExxonMobil e altre ancora, stanno assiduamente lavorando allo sviluppo di Kashagan, specialmente ora che la Russia ha iniziato a servirsi in maniera arrogante dell’arma energetica per condizionare le scelte dell’Europa e per finanziare la propria rinascita.

Tuttavia lo sviluppo delle infrastrutture estrattive a Kashagan presenta notevoli difficoltà a causa del clima (le temperature oscillano fra i -40 dell’inverno ai +40 del periodo estivo) e della posizione geografica - i giacimenti si trovano nel bel mezzo del Mar Caspio. Finora sono stati spesi 136 miliardi di dollari, ma si prevedono ulteriori spese in futuro.

A pieno regime Kashagan dovrebbe produrre circa un milione e mezzo di barili al giorno, ovvero il 10% dell’energia dell’intera Europa (il 100% di quella italiana). Astana potrebbe trarre notevoli giovamenti dallo sviluppo dei giacimenti nel mar Caspio, ma rimangono ancora numerosi dubbi sui partner cui vendere il petrolio.

·         Un’opzione prevede che il greggio venga trasportato fino all’oleodotto Baku-Tbilisi-Ceyhan e quindi in Europa bypassando la Russia, ma sicuramente Mosca farà di tutto per impedire che questo avvenga, dato che non intende rinunciare al suo ruolo egemone nella regione.

·         Una seconda opzione, più allettante per Mosca, prevede invece che il petrolio venga immesso nel Caspian Pipeline Consortiumparzialmente controllato dalla Russia, e che da qui prosegua poi in Europa.

·         Il greggio potrebbe però anche fluire verso la Cina oppure in Iran.

Al momento nessuno dei membri del consorzio che si occupa dello sviluppo di Kashagan ha rilasciato dichiarazioni in materia – dato che nessuno detiene la maggioranza assoluta.

Esistono inoltre numerosi problemi ambientali legati ai recenti progetti di sviluppo: numerose associazioni ambientaliste hanno  lamentato la morte di numerosi esemplari di foca del Mar Caspio – una specie assai rara – in seguito all’inizio dei lavori. Piuttosto grave è poi il problema dello zolfo (fuoriuscito a causa delle trivellazioni) che si sta ora diffondendo e causa gravi danni all’ambiente circostante.

La principale preoccupazione degli investitori occidentali è che il presidente kazako Nursultan Nazarbayev decida di imboccare la via del nazionalismo impedendo alle multinazionali estere di collaborare al progetto – nel 2007 infatti il governo kazako ha accusato le aziende energetiche straniere di aver causato il vertiginoso aumento dei prezzi del petrolio nel paese ed ha minacciato di ritirare le licenze.

Inoltre la Russia ha una notevole influenza su Astana, dato che Nazarbayev è dovuto ricorrere al denaro russo per salvare l’economia del paese dalla bancarotta. Quindi è certo che Mosca giocherà tutte le sue carte per impedire agli Occidentali di farla da padroni nei paesi dell’Asia centrale, tradizionalmente nella sfera d’influenza russa.

 

A cura di Davide Meinero

 

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