Il Partito democratico del Giappone (Dpj) nelle elezioni del 30 agosto ha ottenuto più dei due terzi dei seggi della Camera bassa. È la prima volta, dopo la guerra, che un partito da solo guadagna nella Camera bassa 308 seggi su 480 (il 64,2%).
Il successo del Dpj, partito fondato solo nel 1998, è dovuto principalmente al desiderio di cambiamento da parte dei cittadini. Sembra anche terminato il sistema delle "candidature ereditarie". Nei decenni del dopoguerra molti candidati parlamentari erano figli o nipoti di ex-parlamentari. Il tramonto del tacito sistema è iniziato nel 2005 quando il primo ministro Ichiro Koizumi, per ottenere l’approvazione del suo progetto di riforma e punire i parlamentari “ribelli” del suo partito, ha indetto elezioni sostituendo ai parlamentari ribelli giovani candidati di sua scelta, che hanno vinto.
La stessa tattica è stata usata da Ichiro Ozawa, che ha presentato 158 nuovi candidati, tra cui 54 donne, “il gruppo delle principesse” che, essendo promotrici del cambiamento, hanno sconfitto grossi rappresentanti dell’Ldp nel rispettivo seggio elettorale.
Spezzare il “triangolo di ferro” cioè l’alleanza tra il gruppo dirigente del Ldp, la burocrazia e l’industria è stato uno degli slogan della propaganda elettorale del Dpj. Ma il giorno dopo le elezioni politiche per il rinnovo della Camera molti ufficiali governativi, che lavorano a Kasumigaseki, il quartiere generale della burocrazia, non hanno mostrato né sorpresa, né sgomento. Essi sanno che la critica alla burocrazia non era rivolta al sistema in sé ma al modo in cui è stato usato. Hatoyama, che il 16 settembre sarà eletto primo ministro al Parlamento, si guarderà bene dal sottovalutare l’importanza della burocrazia.
A cura di Emanuela Borgnino
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