8 settembre 2009
Negli ultimi mesi i ribelli del Caucaso settentrionale hanno incrementato il numero di attacchi suicidi. Nonostante ad aprile le autorità federali russe abbiano dichiarato che le operazioni in Cecenia potevano considerarsi concluse, vi sono numerosi indizi che dimostrano che il movimento terrorista non è affatto sopito.
Ad aprile Doku Umarov – leader del cosiddetto “Emirato del Caucaso”, comprendente le attuali Cecenia, Inguscezia, Daghestan, Ossezia del Nord, Canarino-Balcaria e Karachievo-Circassia, forse deceduto in un combattimento nel giugno del 2009 – ha proclamato la rinascita di una nuova unità di terroristi suicidi – dopo che quella precedente era stata sciolta nel 2006.
Questo indica un cambio di strategia dei separatisti che, a partire dalla fine del 2008, hanno iniziato ad organizzare attacchi suicidi contro personaggi di spicco dei governi locali e contro le istituzioni. Il 30 settembre 2008 infatti è stato organizzato un attentato suicida contro il ministro dell’interno dell’Inguscezia Musa Medov – anche nel 2004 era stato lanciato un attacco simile contro il presidente dell’Inguscezia Murat Zyazykov.
Nel novembre del 2008 le autorità federali russe hanno deciso di rimpiazzare il presidente Zyazykov con Yunus-Bek Yevkurov ed hanno inviato nuove truppe per porre fine all’insurrezione che stava prendendo piede nella regione approfittando delle feroci rivalità interclaniche, della povertà e dell’imperante corruzione. Umarov comunque, nonostante le difficoltà economiche, godeva ancora di una presenza militare notevole ed i ribelli erano capaci di organizzare attentati in varie aree della regione – ad esempio l’attacco contro la base militare di Vedeno nell’agosto del 2008 o quello del 6 novembre 2008 nella capitale dell’Ossezia del Nord, Vladikavkaz.
Umarov ha rivendicato gli attentati e ne ha annunciati di nuovi a breve. Da pochi mesi a questa parte sono già sette gli attentati messi in atto:
· l’attentato suicida del 22 giugno scorso contro il neo-presidente dell’Inguscezia Yevkurov;
· l’attentato del 26 luglio contro la sala concerti di Grozny;
· l’attentato del 17 agosto, quando è stato saltare in aria il quartier generale della polizia di Nazran. Nell’attacco 20 poliziotti hanno perso la vita e oltre un centinaio sono rimasti feriti;
· i due attentati di Grozny del 21 agosto vicino alla stazione di polizia;
· l’attentato suicida del 25 agosto contro un gruppo di poliziotti a Mesker-Yurt, in Cecenia, che ha causato quattro vittime e un ferito;
· il 16 settembre una terrorista suicida si è fatta esplodere in un veicolo in prossimità di un posto di blocco.
Le autorità russe ritengono che gli attentati suicidi siano stati organizzati da una gang guidata dal terrorista Khusein Gakayev. Le forze di sicurezza federali hanno intensificato le operazioni sul territorio, ma per ora non riescono a porre un freno alle attività della nuova generazione di ribelli islamici che, dopo l’annuncio di Umarov, sembrano aver tratto nuova linfa.
A cura di Davide Meinero
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