21 settembre 2009
Il 17 settembre 2009 gli Stati Uniti hanno rinunciato all’installazione del sistema anti-missili balistici (BMD) in Polonia e in Repubblica Ceca, che avrebbe dovuto proteggere il continente americano dalla minaccia iraniana. Al suo posto
l’amministrazione Obama ha deciso di inviare navi da guerra nel Mare del Nord e nel Mediterraneo per proteggere l’Europa da eventuali attacchi.
Questo nuovo sistema di protezione entrerà in funzione molto prima del BMD e, con i dovuti miglioramenti, dovrebbe presto riuscire a difendere anche gli Stati Uniti. Secondo l’ultimo rapporto del National Intelligence Estimate l’Iran è ancora molto distante dalla realizzazione di missili intercontinentali a lunga gittata, il che ha spinto l’amministrazione americana a concentrare l’attenzione sull’Europa, decisamente più vicina.
La Polonia e la Repubblica Ceca hanno vissuto la recente decisione come una sorta di tradimento, mentre la Russia ha accolto la notizia con grande soddisfazione. Mosca ha immediatamente annunciato di voler bloccare un piano che prevedeva il dispiegamento di missili balistici a corto raggio a Kaliningrad.
Di fatto il sistema anti-missili balistici non minacciava affatto la sicurezza nazionale russa.
Ma piazzando questo sistema in Polonia, gli Stati Uniti avrebbero dovuto mantenere truppe in Polonia per proteggere l’impianto stesso.
I Russi si sono sempre opposti all’installazione del sistema anti-missili perché non volevano avere gli Stati Uniti proprio a due passi – e proprio in Polonia. La Polonia storicamente è sempre stata la principale via attraverso cui la Russia veniva invasa, e quindi la presenza dell’esercito statunitense in una regione così carica di significato era tutt’altro che rassicurante.
La Russia di fatto vuole due cose fondamentali:
· che le venga riconosciuto lo status di potenza egemone nell’area dell’ex Unione Sovietica;
· che i paesi dell’Europa dell’est non diventino una base per gli Stati Uniti.
Il Cremlino inoltre vuole che la Polonia rimanga uno stato cuscinetto fra Russia e Germania, e che nessuna potenza straniera – qualunque essa sia – abbia basi militari su suolo polacco.
L’incognita Iran e la posizione di Israele
Dopo l’11 settembre gli Stati Uniti hanno iniziato a concentrare l’attenzione sul mondo islamico. Lo sviluppo della capacità nucleare iraniana viene vissuto da Washington come una minaccia agli interessi americani. Per ora però sia l’amministrazione Bush che quella Obama non hanno preso in considerazione l’opzione militare per due ragioni fondamentali:
1.
un eventuale attacco all’Iran dovrebbe essere articolato in diverse fasi e per questo diventerebbe un’operazione troppo lunga – per non parlare del rischio di mancare gli obiettivi nucleari;
2.
l’Iran ha numerose armi a disposizione per reagire all’attacco, ad esempio potrebbe bloccare lo stretto di Hormuz ed impedire al petrolio di fluire verso Occidente - il che avrebbe effetti devastanti sull’economia mondiale.
Israele – comprensibilmente - è molto preoccupato dalla situazione attuale, specialmente perché l’Iran ha più volte ribadito che, non appena ne sarà in possesso, si servirà dell’arma atomica per colpire Gerusalemme.
Se Israele decidesse di attaccare – anche unilateralmente – gli Stati Uniti sarebbero inevitabilmente costretti a loro volta ad agire - per lo meno per annientare le attività militari iraniane nello stretto di Hormuz e garantire il flusso di petrolio.
Washington non ha nessuna intenzione di intervenire, e per questo sta cercando in tutti i modi di puntare sull’arma diplomatica. L’amministrazione Obama vuole radunare una coalizione di potenze per imporre nuove sanzioni all’Iran - per ora l’opzione più verosimile consiste nell’interruzione del flusso di benzina verso l’Iran, che importa il 40% del carburante dall’estero pur essendo uno dei principali esportatori di greggio.
Per rendere le sanzioni effettive, tutti i paesi del G-8 dovrebbero trovare un accordo. Senza la collaborazione della Russia, che da sola è capace di rifornire l’Iran di tutto ciò di cui necessita, l’idea stessa delle sanzioni va in fumo. E la Russia al momento non sembra disposta a collaborare.
Finora l’amministrazione Obama ha avuto un atteggiamento duplice nei confronti di Israele, esercitando da una parte pressioni sul governo israeliano per l’immediato blocco degli insediamenti ed elargendo dall’altra ambigue promesse sulla risoluzione del problema Iran. La popolazione israeliana ha quindi iniziato a credere che Obama volesse rompere con la tradizione e prendere le distanze da Gerusalemme.
Gli Stati Uniti hanno deciso di rinunciare all’installazione del BMD per portare la Russia dalla propria parte e spingerla a collaborare sull’Iran. Il Cremlino ha gradito la mossa, ma non è ancora sufficiente: senza un riconoscimento del ruolo egemone della Russia sulle ex repubbliche sovietiche Mosca non cambierà posizione sull’Iran.
A questo punto Obama si trova di fronte a tre scelte nei confronti dell’Iran:
1.
potrebbe venire incontro ai Russi, ma così rischierebbe di sbilanciarsi troppo;
2.
potrebbe decidere di imbarcarsi in una guerra contro l’Iran, ma quest’ipotesi comporta troppi rischi per la stabilità internazionale;
3.
potrebbe lasciar correre per ora ed esercitare pressione su Israele perché non intervenga – ma Gerusalemme potrebbe anche decidere di non seguire le direttive statunitensi.
Il ruolo della Polonia
La crisi iraniana ha evidenziato ancora una volta che gli interessi di Russia e Stati Uniti sono divergenti.
Anche se gli Stati Uniti decidessero di riconoscere apertamente l’egemonia della Russia sulle ex repubbliche sovietiche, non rinuncerebbero ad un paese geograficamente strategico come la Polonia, importante baluardo contro una possibile avanzata russa in Europa. Recentemente infatti gli Stati Uniti hanno consegnato alla Polonia quarantotto aerei da guerra F-16 e con ogni probabilità a breve invieranno altri armamenti per compensare la perdita del sistema antimissili balistici. Nonostante le preoccupazioni sull’Iran, gli Stati Uniti non sono disposti a cambiare completamente la loro politica in Europa e quindi le aspettative dei Russi - che sperano che l’amministrazione Obama faccia un passo falso di grave portata - potrebbero essere disattese.
Il 23 settembre scorso infatti il ministro degli esteri polacco Radoslaw Sirkowski ha annunciato che presto Washington e Varsavia si incontreranno per discutere del dispiegamento di un contingente americano su suolo polacco e dell’installazione di un sistema di difesa terra-aria Patriot.
La Polonia occupa buona parte della pianura nordeuropea, territorio di vitale importanza dal punto di vista strategico, dato che unisce la Germania alla Bielorussia e all’Ucraina (
vedi mappa a lato).
Non avendo barriere naturali, questa regione è sempre stata nella storia il corridoio di conquista in entrambe le direzioni.
Ai Russi appare necessario mantenere il controllo sulla Polonia – come durante la Guerra Fredda – per bloccare le pressioni provenienti da Occidente: negli ultimi duecento anni gli eserciti occidentali hanno raggiunto per ben tre volte la Russia attraverso il suolo polacco.
Per l’Europa occidentale la Polonia è indispensabile per il libero accesso alle nazioni dell’Est – paesi baltici, Bielorussia e Ucraina.
La Polonia di fatto è di fondamentale importanza per l’unità dell’intera Europa, occidentale ed orientale.
Gli Stati Uniti – e l’Europa - considerano di
vitale importanza mantenere un rapporto strategico con laPolonia, per poter contenere la possibile avanzata dei Russi in Europa.
È quindi probabile che i colloqui fra Washington e Varsavia continuino e che nascano altre collaborazioni militari.
Fonte: Strategic Forecast, a cura di Davide Meinero
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