Dopo l’incontro del “Gruppo di amici del Myanmar”, un forum delle Nazioni Unite istituito nel 2007, Hillary Clinton ha annunciato che Washington tenterà di instaurare un dialogo con il governo del Myanmar, dato che le sanzioni – tuttora in vigore - non sono servite a far cadere il governo militare né tantomeno a modificarne le politiche.
La Clinton ha affermato che il governo statunitense invierà aiuti umanitari ed offrirà una riduzione delle sanzioni al governo del Myanmar se questo accetterà di introdurre riforme democratiche.
Aung San Suu Kyi, leader dei dissidenti, ha affermato di essere disposta ad appoggiare la decisione degli Stati Uniti, a condizione che Washington dialoghi anche con i partiti di opposizione.
Negli ultimi mesi il governo del Myanmar ha inviato diversi emissari in Europa e negli Stati Uniti per riallacciare i rapporti con l’Occidente. Negli scorsi mesi la Tailandia, che svolge il ruolo di mediatore, ha cercato di convincere i governi occidentali ad un cambio di rotta.
Per la prima volta dopo 14 anni, il primo ministro Thein Sein si è recato alle Nazioni Unite e meno di una settimana fa il ministro degli esteri Nyan Win ha passato un giorno nei locali dell’ambasciata Birmana all’ONU per pianificare la ristrutturazione dell’edificio - il che significa che le relazioni diplomatiche potrebbero essere riallacciate.
Negli ultimi anni la Cina ha investito molto nell’industria del gas del Myanmar – dove sono già presenti India e Corea del Sud – per legare il paese economicamente e strategicamente a Pechino. Grazie ai legami con il governo militare birmano, Pechino ha accesso all’Oceano Indiano. Ma pochi giorni fa la giunta militare ha chiesto a 10.000 cittadini cinesi che vivono nell’enclave di Kokang di lasciare la regione, il che potrebbe significare che le relazioni fra i due paesi si stanno incrinando.
Gli Stati Uniti, che hanno un interesse di lungo termine a contenere l’espansione dell’influenza cinese, negli ultimi anni hanno tentato di riallacciare i contatti con i paesi del Sudest Asiatico – inclusi Laos, Cambogia e Vietnam. La nuova stagione di dialogo potrebbe ridefinire – almeno parzialmente - le sfere di influenza in Asia, anche se è ancora presto per fare previsioni.
A cura di Davide Meinero
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