Un articolo di Jacky Hugi apparso il 1 ottobre 2009 su Maariv (Traduzione di Fulvio Miceli).
Una schiacciante maggioranza di Curdi nel nord dell’Iraq è in favore di strette relazioni con Israele, e le vede come vitali per modellare il futuro del nascente stato curdo – questo è quanto rivela un aggiornato sondaggio condotto da un istituto demoscopico di Irbil, capitale della regione curda, i cui dati completi sono in possesso di Maariv. Secondo i dati l’87,5 % degli interpellati crede che ci siano profonde e storiche relazioni tra i due popoli – i Curdi e gli Israeliani. Il 61,4% richiede allo stato curdo autonomo di avviare con Israele colloqui su argomenti economici e culturali, come stadio preliminare a relazioni complete. Molti (60%) rifiutano anche di mantenere le relazioni segrete, com’è usuale nel mondo arabo, e chiedono che siano rese pubbliche.
Il sondaggio è stato condotto dal Point Institute for Polls and Strategic Studies, e ha interpellato 1000 uomini e donne nelle città di Irbil, Sulaimaniya, Duhok, Mosul e Kirkuk. Il sondaggista che lo ha condotto, il ricercatore e giornalista Khader Domli, crede che il risultato abbia sciolto i dubbi sull’opinione pubblica curda verso le relazioni con Israele. Il risultato è contrario alla posizione ufficiale della leadership curda, secondo la quale il tempo non è ancora maturo per queste relazioni. “Questo sondaggio rivela che un’ampia percentuale di cittadini curdi, che tocca il 68,4%, crede che i Curdi beneficerebbero di un rafforzamento dei legami con Israele”, scrive Domil nelle conclusioni dello studio, “probabilmente perchè molti degli interpellati credono che Israele resterà sempre forte e continuerà a giocare un ruolo importante nella politica della regione”.
Il sondaggista ha anche chiesto agli interpellati se non sarebbe meglio troncare del tutto le relazioni con Israele. Solo il 9% ha risposto affermativamente e la stragrande maggioranza ha risposto “no”. Inoltre la maggioranza dei Curdi (59,2%) crede che Israele li veda come alleati strategici, come nel passato. Quasi il 67% , infine, crede che le relazioni con lo Stato di Israele potrebbero avere un ruolo importante nel costruire lo Stato curdo indipendente, che verrà fondato in futuro.
Domanda: Ci sono legami storici tra le leadership curda e israeliana? Si 87,5% No 2,6% Non so 9,9 I
l legame con Israele ha un ruolo nell’accelerare la fondazione di uno stato curdo? Si 66,9% No 11,8% Non so 21,3%
I rapporti dei Curdi con Israele devono rimanere segreti ? Si 21, 3 No 60,4% Non so 18,3%
I risultati del sondaggio che pubblichiamo qui non hanno raffronti nei paesi del Medio Oriente. Nessun istituto arabo condurrebbe un sondaggio sull’atteggiamento verso Israele, dato che è evidente che lo Stato ebraico deve essere odiato dai vicini. E se il sondaggio venisse comunque condotto, e i risultati fossero simili, è molto probabile che verrebbe messo da parte. E se non venisse messo da parte, i suoi promotori verrebbero coperti di fango e di letame dall’opinione pubblica, il che li spingerebbe a nascondersi e a nascondere il proprio lavoro.
Questa realtà di diffusa ostilità a Israele oggi prevale anche in Egitto e in Giordania, stati che hanno firmato un accordo di pace con Israele e segretamente collaborano con esso contro il radicalismo di Hamas, dell’Iran e di Hezbollah. Esiste anche negli Emirati Arabi Uniti, nel Bahrain e in Oman, tre emirati del Golfo che in modo intermittente conducono colloqui segreti con Israele, ma hanno paura di ammetterlo in pubblico.
Qui, nel cuore del Medio Oriente, all’interno del lacerato e violento Iraq, soggetto all’arbitrio e alla costante sovversione di Siria, Iran e Arabia Saudita, un’intera società si alza in piedi e dice “si” a contatti con Gerusalemme. Le relazioni tra la minoranza curda in Iraq, il cui numero è di circa 3,5 milioni di persone, e i governi israeliani sono profondamente radicate nella storia. Prima di emigrare in Israele nel 1950, circa 18.000 ebrei vivevano in Kurdistan, in piena armonia con i loro vicini. Negli anni ‘60 e ‘70, i Curdi erano considerati i migliori amici di Israele nell’ostile mondo arabo. Con la loro assistenza, gli agenti del Mossad compirono salvataggi di Ebrei e operazioni di spionaggio in Iraq, dando in cambio armi avanzate.
Gli Israeliani e gli Ebrei nutrono ancora grande entusiasmo e speranze per il futuro in Kurdistan. Chiunque visiti la regione troverà difficile ignorare il suo rapido sviluppo. I Curdi hanno l’autonomia, il loro parlamento, un presidente, una bandiera, stabilità economica e un società ordinata. Secondo ogni parametro, questo è un paese florido, un paradiso per gli investitori, ma i suoi vicini rifiutano di dargli l’indipendenza. Gli Israeliani visitano la regione curda, le aziende vi fanno affari, e i bambini curdi con disturbi cardiaci vengono qui a dozzine per essere curati.
In un’ intervista rilasciata circa tre anni fa ad Al-Hayat, Massoud Barzani, presidente della regione curda, espresse una posizione di principio a favore della visita di una delegazione israeliana a Irbil. Barzani non avrebbe detto questo se avesse saputo che l’uomo della strada la pensava diversamente.
La leadership politica in Israele, tutta immersa nei suoi affari, è invitata ad alzare la testa al di sopra dei problemi urgenti e a rispondere alla strizzata d’occhio che arriva da oltre le montagne.
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