La Turchia si allontana dall'Occidente

15/10/2009

Le esercitazioni aeree “Aquila dell’Anatolia”,  cui partecipano ogni anno Israele, Stati Uniti, Italia e altri paesi della NATO, è stata cancellata dopo che la Turchia ha intimato all’aviazione israeliana di non presentarsi in quanto “ha partecipato all’operazione Piombo Fuso” lo scorso inverno. Italia e Stati Uniti hanno immediatamente espresso la loro disapprovazione ed hanno deciso di non presentarsi alle esercitazioni costringendo il governo turco a rimandarle a “tempo indeterminato”.
 
La mossa turca ha un significato molto preciso. Ankara infatti intende uscire dall’isolamento in cui si è ritrovata all’indomani della prima guerra mondiale ed estendere la propria influenza sulle regioni dell’ex impero ottomano. Sotto la guida del partito Giustizia e Sviluppo (AK) la Turchia punta sull’identità islamica per espandersi oltre i confini nazionalisapendo che questa strategia riscuote molto successo in Medio Oriente. Infatti le dure accuse lanciate da Erdogan contro Israele durante l’operazione Piombo Fuso hanno attirato la simpatia e la stima delle masse arabe.  
 
Il partito AK ha molto a cuore molto l’immagine della Turchia, soprattutto nel mondo islamico. Con l’acuirsi della crisi fra Iran e Occidente, Ankara intende presentarsi come mediatore imparziale, non sbilanciato a favore degli Occidentali. La Turchia vorrebbe partecipare ai negoziati fra la Repubblica Islamica e la comunità internazionale – ha infatti cercato di ospitare i colloqui dei 5+1 senza riuscirvi – ma Teheran per ora non ha dato segnali d’apertura verso il governo turco.
 
È interessante notare l’evolvere della relazione fra il partito AK al potere e le forze armate. L’esercito turco è sempre stato paladino di laicità e secolarismo in Turchia, ma in questa occasione non ha cercato di ostacolare la decisione del governo - che aveva già mobilitato l’opposizione anti-israeliana in patria – per non alienarsi il sostegno popolare.
Di certo lo Stato Maggiore si è reso conto che gli sforzi del governo per ridurre l’influenza dell’esercito sulla vita politica turca sono stati  efficaci,  ma allo stesso tempo non si oppone alla nuova politica estera dell’AK, che mira a rafforzare la Turchia a livello internazionale rendendola più indipendente ed autonoma.
 
Vi sono diversi elementi che avvalorano questa tesi. Ad esempio Ankara si è strenuamente opposta all’elezione del premier danese Anders Fogh Rasmussen come segretario generale della NATO. Dopo una lunga trattativa la nomina è stata accettata,  ma non prima che i paesi membri avessero acconsentito ad eleggere l’ex ambasciatore turco Umi Pamir alla vice-segreteria dell’Alleanza.
 
Con questo atteggiamento però la Turchia si sta alienando la simpatia dei paesi europei, che potrebbero interrompere il processo di integrazione di Ankara in Europa, in attesa di un cambio di rotta.  
 
A cura di Davide Meinero

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