22 ottobre 2009
Per gentile concessione dell'
autore, pubblichiamo il saggio di Daniel Bensoussan
'Verso una nuova destra?'
Vi si spiega come in Francia la destra si sia divisa dopo l'11 settembre, e si vada ricomponendo in due raggruppamenti, il cui discrimine è l'antisemitismo e antiamericanismo (con conseguente alleanza con gli immigrati arabi e con l’estrema sinistra).
La divisione viene bene rappresentata dagli slogan usati nelle piazze dalle due parti:
'a Parigi come a Gaza, Intifada' gridano i seguaci di Le Pen,
'nè kippah nè keffiah' rispondono i seguaci di
Bruno Mégret, del MNR.
Che anche in Italia si sia formato un fronte filo-islamico, anti- semita, populista e no-global, che unisce estrema destra ed estrema sinistra, può vedersi ad esempio nel gruppo radunatosi attorno al
Master Enrico Mattei - ma anche nelle posizioni assunte da personaggi come Vattimo o la Morgantini, le cui viscerali dichiarazioni filo-palestinesi sconfinano abitualmente nell'antisemitismo e nel negazionismo, oltre a farsi forti di tutte le posizioni antimoderniste e no-global.
Presentiamo come introduzione al saggio di Bensoussan alcuni brani estrapolati dal testo:
Potrebbe sembrare, a prima vista, sconcertante il pronunciare in Francia un discorso xenofobo sostenendo un paese arabo; resta tuttavia il fatto che Le Pen è lo stessa persona che giustifica l’uso della tortura contro i Fellaghas in Algeria e che fa l’apologia del dittatore Saddam Hussein: tale posizione può essere compresa soltanto se si guardano in un’ottica coloniale i popoli sottomessi in passato alle potenze europee, considerati impermeabili alla democrazia e ai diritti dell’Uomo.
(...) A metà degli anni Ottanta Faye aveva teorizzato l’alleanza “euro-araba”, ritenuta necessaria alla liberazione dell’Europa dai blocchi americano e sovietico. Questa teoria è ripresa e sviluppata da Alain de Benoist nella sua opera “Europa, Terzo mondo, una lotta unica”: contro la matrice occidentale che tende ad uniformare i popoli, un pensiero “di destra” deve capire che il “Terzo mondo”, lungi dall’essere un nemico, può essere un modello di società dalle radici solide di fronte all’”americanizzazione” in atto nel pianeta.
(....) L’idea di “ scontro di civiltà” èimpensabile per la generazione di Le Pen e Holeindre, vecchi combattenti delle guerre coloniali. Queste, e in particolare quella in Algeria, non furono pensate come conflitti che opponevano i cristiani ai musulmani, ma piuttosto come ribellioni fomentate e sostenute dai nemici della Francia dell’epoca, in primo luogo dall’Unione Sovietica e dai paesi comunisti. Alla guerra condotta dal FLN si opponeva “l’amicizia franco-musulmana”...(anche Mussolini si presentava come 'la spada dell'islam' - nota nostra)
(...) “Il suo discorso, che appare sempre più islamofilo - scrive Rueda a proposito di Jean-Marie Le Pen - gli dà potenzialmente 10 milioni di voti all’interno dei nostri confini. Quelli degli immigrati musulmani. Il nostro posizionamento, che sembra tendere al "pro-sionismo” [il MNR adotta dopo l’11 settembre 2001 una posizione politica largamente ispirata alle teorie di Guillaume Faye, il che si traduce nella designazione dell'Islam come nemico prioritario e nel sostegno evidente da parte di Bruno Mégret alla comunità ebraica, oggetto nel 2002 di un'ondata di atti antisemiti] potenzialmente non ne produrrebbe che 800.000. Quelli della comunità ebraica.
(....)' Soral teorizza l’idea di un riavvicinamento tra estrema destra e comunità musulmana. Ad ogni intervista sviluppa la teoria di una manipolazione orchestrata dagli Ebrei –considerati detentori del potere mediatico e finanziario - che mira a “montare ” i Francesi di “ceppo” contro la comunità musulmana'
(...)Questa teoria, il cui filo conduttore è l’idea del complotto, per cui il mondo ed i giochi politici si riducono ad un teatro di marionette nel quale gli uomini sono pedine di una scacchiera, incontra un successo crescente in un’estrema destra in profonda crisi politica, sia sul progetto di società che sui valori che la sostengono.
(...)"Le Pen è la vera destra, io sono la vera sinistra. L’impero non ama né gli uni né gli altri” dichiara ( Dieudonnè) al giornale Le Choc du Mois di maggio 2006. Messaggio esplicito: Le Pen ed egli stesso rappresentano la vera Francia, mentre la classe politica incarna il “partito dello straniero” al servizio “dell’asse americano-sionista”.
(...) l’ossessione anti-ebraica deve portare all’avvicinamento all’islamismo e all’abbandono delle posizioni tradizionali dell’estrema destra in materia di identità nazionale e di immigrazione. I nazionalisti devono abbandonare il sogno o il progetto di una “Francia Bianca” (che sottintende l’espulsione dei Francesi di origine immigrata) se non vogliono fare il gioco del “sionismo” che cercherebbe in tutti i modi di importare lo scontro di civiltà in Europa.
(...)Per la prima volta sento i giovani dei quartieri popolari dichiarare: “In caso di ballottaggio Sarkozy-Le Pen, io vado a votare Le Pen”. Per loro la scelta è tra subire con Sarkozy e far scoppiare il sistema con Le Pen.
(...)(scrive Soral):Una rivolta accettabile sarebbe quella che vedesse lo scontro fra le comunità nere e arabe povere delle periferie con la sola comunità ebraica (“fenomeno Dieudonné per le periferie”) e non con l’insieme della società francese come nel 2005.
(...)“ Noi dell’occidente siamo popoli stanchi che non hanno più la volontà di lottare. Globalmente, la II guerra mondiale ci ha dissanguato sotto ogni punto di vista. E’ per questa ragione che abbiamo bisogno dell’arrivo di popolazioni barbare, popolazioni giovani: in Francia quelli che sono saldi sulle gambe, che sono sani, che hanno abitudini corrette, sono gli immigrati, perché non sono ancora stati corrotti dall’assimilazione.” “Abbiamo degli immigrati che non obbligheremo a ripartire. Ebbene, non c’è motivo per cui questi immigrati non debbano accettare le nostre idee e non si mettano a difenderle”. Il modello, aveva spiegato Bouchet in un saggio di sintesi sull’argomento, è quello degli anni 30, quando i movimenti fascisti reclutavano le loro truppe d’assalto nel sottoproletariato magrebino di Parigi.
(...) Comincia ad emergere in modo più o meno autonomo un neo-fascismo coi colori dell’immigrazione. La sua figura emblematica è Stellio Capochichi, alias Kémi Séba, un vecchio membro del ramo francese della “Nazione dell’Islam” di Louis Farrakhan,
(...)Dopo aver fatto battezzare il proprio figlio dall’abate Laguérie con padrino Jean-Marie Le Pen, e dopo aver fatto salire sul palcoscenico Robert Faurisson al quale ha fatto consegnare un premio da un tecnico travestito da deportato ebreo, Dieudonné annuncia l’intenzione di presentare alle elezioni europee di maggio 2009 una “lista antisionista”
(...)Il caso ha voluto che Dieudonné presentasse la sua lista nel momento in cui si teneva il processo ai torturatori ed assassini di Ilan Salimi. Nel corso delle udienze Youssouf Fofana, assassino di Ilan Salimi, dichiara la propria fierezza per aver ucciso un ebreo, rivendicando il suo crimine in nome dell’Africa e di Gaza. Processo cui il principale imputato ha scelto di dare un’ottica politica scegliendo come avvocati Emmanuel Ludot, unico avvocato francese del defunto dittatore Saddam Hussein, e l’avvocato Isabelle-Coutant Peyre, allieva di Jacques Vergès e moglie del terrorista Carlos. Allo stesso tempo, ad eco e ad immagine degli chansonniers che si beffavano dopo la guerra degli ebrei tornati dalle “incubatrici” (i forni crematori), Dieudonné ironizza nei suoi spettacoli su Ilan Salimi “trasformato in panino con sugo alla bolognese”.
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