1 novembre 2009
Il gioco delle parti fra Iran, USA e Russia continua come era prevedibile:
- l’Iran rifiuta la proposta ma con un linguaggio che lascia la strada aperta alla continuazione del dialogo, guadagnando altro tempo per il proseguimento del programma nucleare;
- la Russia invita l’Iran ad accettare la proposta, ma contestualmente dice anche di essere contraria a sanzioni, nel caso che l’Iran rifiutasse il piano.
Gli Iraniani sanno che:
- pur che usino un linguaggio non troppo drastico ed irritante, possono continuare a rifiutare ogni proposta, senza dover temere neppure sanzioni (che la Russia non permetterebbe);
- gli Usa sono impegnati a fondo nel capire ed affrontare la situazione in Afghanistan, in Iraq e in Pakistan, e faranno di tutto per evitare un’altra crisi militare nella regione contro l’Iran;
- Se anche gli Americani decidessero di attaccare i siti nucleari iraniani, non è detto che abbiano l’intelligence necessaria per trovarli e distruggerli davvero.
- Dunque gli Iraniani non hanno nulla da perdere nel rifiutare accordi che sicuramente li priverebbero della propria capacità nucleare, perché probabilmente gli Americani non interverranno, e se intervenissero non è detto che abbiano successo.
Ora la decisione che Obama deve prendere è:
- accettare il rischio di un’Iran nucleare
- oppure non accettarlo perché strategicamente deleterio.
Al di là delle trattative e dei discorsi per salvare la faccia, il succo è questo:
se non si interviene rapidamente e militarmente contro i siti nucleari iraniani, l’Iran avrà certamente la sua bomba atomica entro tempi oramai valutabili in mesi più che in anni. È un rischio che si può correre? Si può pensare che l’Iran abbia un futuro ruolo di stabilizzatore sul Medio Oriente se raggiunge l’egemonia militare e politica, o si rischia che sviluppi una politica di aggressione e di dominazione spietata della regione?
È un dilemma paragonabile a quello davanti al quale si trovò il mondo nel 1939.
Che tutti gli Dei di tutti i cieli assistano Obama nella decisione!
A cura di Laura Camis de Fonseca
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