Secondo un rapporto consegnato il 27 ottobre 2009 al Consiglio di Sicurezza dell’ONU i ribelli del Nord della Costa d’Avorio e il governo ivoriano del sud avrebbero ripreso ad armarsi violando l’embargo imposto dalle Nazioni Uniti quattro anni fa. Nel rapporto si chiede alle Nazioni Unite di inviare immediatamente ispettori per controllare i siti dove dovrebbero trovarsi le armi e al Burkina Faso di investigare sul sistematico traffico d’armi verso la Costa d’Avorio.
Nel nord del paese in passato erano nati numerosi gruppi ribelli che avevano scatenato una feroce guerra civile contro il governo di Laurent Ggabo fra il 2002 e il 2003.
I ribelli nel 2003 si erano uniti in un’organizzazione denominata Forze Nuove guidata allora dall’attuale primo ministro Guillaume Soro. Le Forze Nuove sono state neutralizzate da 8.500 soldati stranieri (forze di peacekeeping dell’ONU insieme a un contingente francese) in una zona chiamata “zona di fiducia” che divide la Costa d’Avorio in due.
Laurent Ggabo nel 2007 decise di nominare Soro primo ministro nel tentativo di cooptare un nemico del nord.
Il paese è ormai in pace dal 2003, ma persiste una certa diffidenza reciproca fra nord e sud. Infatti
le due fazioni non intendono deporre le armi e le Nazioni Unite non riescono a controllare efficacemente il traffico d’armi a causa della corruzione endemica della regione e degli scarsi controlli sulle frontiere.
Ggabo, eletto nel 2000, ha continuato a rimandare le elezioni presidenziali per molto tempo dopo che il suo mandato era terminato – nel 2005. Ma lo scorso maggio Soro e Ggabo di comune accordo hanno indetto nuove elezioni per il 29 novembre prossimo – fra un mese circa. Nelle ultime settimane però ha iniziato nuovamente a serpeggiare la voce di un nuovo rinvio. Infatti il 28 ottobre Laurent Dona Fologo, fedele alleato di Ggabo, ha chiesto alla commissione elettorale del paese di aspettare, aggiungendo che solo un “miracolo” avrebbe potuto garantire elezioni libere e trasparenti in meno di un mese.
In questi dieci anni al potere Ggabo ha consolidato il suo potere dotandosi di un potente sistema di sicurezza capace di domare i disordini sociali.
Negli ultimi anni però anche nel sud del paese sono nati numerosi movimenti di opposizione a Ggabo. Se il presidente ivoriano si opporrà nuovamente alle elezioni, lo scontento potrebbe sfociare in manifestazioni violente.
Tuttavia l’opposizione nel sud del paese non ha abbastanza mezzi per rovesciare Ggabo, che può contare su efficienti forze di sicurezza finanziate con i soldi dell’esportazione del cacao.
È comunque possibile che nel nord i ribelli tentino di dare nuovamente vita ad un’insurrezione. Se così fosse un contingente di 8.500 Caschi Blu difficilmente riuscirebbe a mantenere la calma nel paese.
A cura di Davide Meinero
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