Conflitti clanici
nei Territori Palestinesi

09/11/2009

9 novembre 2009 

Riassumiamo i punti salienti di un rapporto del LandInfo norvegese (specializzato in studi sulle strutture sociali, culture e abitudini dei popoli da cui provengono i più consistenti gruppi di immigrati in Norvegia) sui conflitti clanici nella popolazione palestinese.

Gli autori del rapporto sono Dominc M. O'Fahey del UDI (Directorate of Immigration), Jannike Eggen del UNE (Immigration Appeals Board) e Aslak Vardund di Landinfo.

I conflitti clanici e la loro risoluzione al di fuori del sistema giuridico statale sono diffusi in tutto il territorio palestinese.

 

La struttura familiare palestinese 

Nei territori palestinesi si incontra una struttura di tipo tribale solo tra i Beduini, mentre la popolazione palestinese è organizzata in strutture claniche minori.

La popolazione è composta di due gruppi distinti: Beduini (badawi) che nella striscia di Gaza costituiscono il 25% della popolazione e sono divisi in sei tribù (saff), e coloro che risiedono stabilmente nelle aree urbane o rurali (hadari). I palestinesi non beduini sono organizzati in singoli gruppi familiari (bayt) facenti parti di famiglie allargate (aila) che a loro volta fanno parte di associazioni familiari che possiamo definire a tutti gli effetti dei clan (singolare hamula plurale hamail). Questi clan familiari variano per numero di membri da alcune dozzine a diverse centinaia. I membri di un hamula non condividono legami di parentela diretta, ma le diverse famiglie che lo costituiscono sono spesso legate dallo stesso antenato fondatore, fittizio o reale, che si fa risalire a circa cinque o sei generazioni precedenti. A capo di un hamula vi è il capo clan (mukhtar). Nei distretti rurali il mukhtar del clan più forte solitamente funge da capo villaggio.

 

Conflitti clanici, giustizia domestica e onore

Parallelamente al sistema giudiziario statale esiste un sistema tradizionale di risoluzione dei conflitti basato sulla negoziazione. I membri dei diversi clan attribuiscono il potere di risoluzione esecutiva ad un comitato di mediazione detto lajnat islah. Questo comitato è formato da rappresentanti dei clan in lotta o individui da essi selezionati. Viene nominato un mediatore (rajul islah) non legato a nessuno dei due clan, che siede a capo della commissione di mediazione. Il ruolo di mediatore è associato a particolari famiglie ed è una carica ereditaria in via patrilineare.

La mediazione si basa sulla legge tradizionale (urf), distinta dalla legge ufficiale. I tribunali tradizionali si basano su diverse fonti legali. La fonte principale sono le tradizioni pre-islamiche, le tradizioni beduine che fanno riferimento alla legge tribale e la Sharia.

Il processo di negoziazione segue una serie di fasi rituali. La prima fase è la hudna, la tregua, che tradizionalmente dura 80 ore, a cui segue la atwa in cui il colpevole ammette la sua responsabilità e dichiara di essere pronto a pagare. Secondo la tradizione durante questa fase i clan non possono più vendicarsi poiché è iniziata la vera negoziazione che conduce alla fine del conflitto (sulh). Il sulh si raggiunge con un accordo scritto detto kifala, firmato e distribuito in copia ai clan che giurano di rispettare l’accordo preso.

 

La mediazione e le pene 

La commissione di mediazione, in accordo con le parti coinvolte, concorda una compensazione (diya) per il sangue versato. A questo punto le pene possono essere di due tipi: la pena più comune consiste nell’espulsione del colpevole dal clan (jawla), un'altra possibilità è l’arresto e la detenzione in una delle prigioni dell’autorità auto-governativa oppure in una cella privata, oppure il pagamento di un risarcimento. Nella striscia di Gaza i risarcimenti vanno da 30.000 dollari USA per omicidio involontario con espulsione, a 60.000 per omicidio involontario senza espulsione e 90.000 per omicidio volontario.

Il sistema informale di giustizia gode di una particolare posizione di potere grazie alla situazione fallimentare in cui si trova il sistema giudiziario statale. La mediazione dei conflitti clanici è più veloce ed efficiente di quella statale, inoltre i mediatori sono sempre disponibili al costo di una piccola commissione. Questo sistema informale di giustizia è prevalente nella striscia di Gaza e a Hebron nella Cisgiordania.

 

Lo sviluppo del sistema clanico negli ultimi 5 anni

L’influenza del sistema basato sugli hamail è cresciuta notevolmente grazie al risultato delle elezioni palestinesi regionali del 2004 e 2005 e di quelle generali nel 2006, in cui i diversi gruppi politici hanno cercato di assicurarsi i voti dei capi clan, garantendosi così anche i voti di tutti i membri dei clan.

Durante la seconda Intifada le hamail sono diventate delle vere e proprie milizie familiari armate. Molti capi clan nella Striscia di Gaza hanno perso potere e prestigio a favore di giovani membri dello stesso clan più inclini all’uso delle armi. Così le faide claniche a Gaza hanno incominciato a trasferirsi nelle strade e ad essere risolte con l’utilizzo di armi automatiche. Inoltre il conflitto tra Hamas e Fatah e il tentativo da parte di entrambi di reclutare le milizie claniche nei propri ranghi ha trascinato i clan all’interno del conflitto politico. Non va però sottostimata la lealtà clanica che non permette al membro di un clan di identificarsi totalmente con un particolare schieramento politico o gruppo militante, ma lo condiziona sempre all'interesse del proprio gruppo di discendenza clanica. 

L’ala armata di Hamas ottiene il controllo di Gaza a giugno del 2007 e sopprime qualsiasi forma di resistenza militare di Fatah o di altri gruppi, incluse le milizie claniche. Hamas concentra subito gli sforzi nel metter freno alle innumerevole faide di sangue tra i clan. Numerosi capi clan fuggono via mare in Egitto, e quelli rimasti vengono costretti ad arrendersi pubblicamente consegnando le armi. Questa umiliazione serve come monito contro la resistenza di altri clan ad Hamas.

Per la prima volta Gaza è comandata da forze locali che non godono dell’appoggio o del favore dei clan locali, perché l’ideologia su cui si fonda Hamas è ostile alla lealtà di clan. Ai clan viene proibito di sfidare l’autorità di Hamas, viene impedito di partecipare al contrabbando di droga e altre attività criminali appannaggio di Hamas, e non viene permessa la resistenza armata 'indipendente' contro Israele (Hamas vuole l'esclusiva della violenza). 

 

Curato da Emanuela Borgnino

 

   

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