20 novembre 2009
Il 18 novembre 2009 si è tenuto a Stoccolma il vertice Russia - Unione Europea. Sono state discusse numerose questioni: i problemi climatici, la sicurezza energetica, il futuro del mercato finanziario. Almeno due fattori porteranno al probabile intensificarsi delle relazioni fra Russia e Unione Europea nei prossimi anni:
1) la ratifica del Trattato di Lisbona;
2) l’avvio dei lavori per il gasdotto North-Stream.
Il Trattato di Lisbona
Le relazioni fra Russia e UE sono state piuttosto complicate dopo l’allargamento dell’Unione ai paesi dell’Europa centrorientale – specialmente dopo il 2004, quando la Polonia e i paesi baltici sono entrati nell’Unione. Mosca credeva che Polonia, Estonia, Lituania e Lettonia entrando nell’UE avrebbero adottato una politica estera simile a quella dei paesi più forti – Francia e Germania, tendenzialmente più vicini alla Russia – ma così non è stato. Infatti l’UE invece di promuovere una politica estera unitaria ha delegato ai singoli paesi la risoluzione delle questioni regionali più delicate. La EU Eastern Partnership è un esempio: Svezia e Polonia hanno messo in piedi quest’iniziativa per contenere l’influenza russa alla loro immediata periferia.
Inoltre Mosca ritiene che Bruxelles non abbia fatto abbastanza per impedire ai governi dei paesi baltici di attuare politiche discriminatorie nei confronti delle minoranze russe che vivono al loro interno. In risposta il Cremlino più volte ha adottato misure drastiche per arginare le tendenze anti russe – dall’interruzione dei rifornimenti di gas all’istigazione alla rivolta delle minoranze russe, alla guerra cibernetica.
Ma dal primo dicembre la situazione cambierà, perché con l’adozione del Trattato di Lisbona gli stati più forti dell’Unione avranno il potere di condizionare maggiormente la politica estera dei singoli stati. Il nuovo ministro degli esteri disporrà di uno staff diplomatico separato dalla Commissione e quindi potrà agire con maggiore indipendenza durante le crisi internazionali. Mosca non può che rallegrarsi, dato che la Polonia e gli stati baltici godranno di uno spazio d’azione decisamente più limitato e quindi difficilmente potranno condurre una politica apertamente antirussa senza il consenso di Francia e Germania.
Il gasdotto North-Stream
Durante il vertice del 18 novembre 2009 la Russia ha cercato di convincere i rappresentanti dell’UE che Mosca è un fornitore di energia del tutto affidabile e che i paesi europei non hanno motivo di preoccuparsi, perché la Russia non intende servirsi dell’energia come arma politica. Questo ovviamente non corrisponde al vero, come testimoniano le sospensioni dei rifornimenti effettuate negli ultimi anni – l’ultima ancora nel gennaio dello scorso anno – che hanno lasciato buona parte dell’Europa al freddo. I tagli sono quasi sempre causati dal perenne conflitto fra Russia e Ucraina – attraverso cui transita l’80% del gas russo.
L’Europa è stata spinta a esplorare altre vie per ridurre la dipendenza dalla Russia e sganciarsi dai gasdotti ucraini. In passato si è parlato molto del progetto Nabucco - un gasdotto che dovrebbe trasportare verso l’Europa il gas proveniente dai paesi dell’Asia centrale e del Medio Oriente bypassando la Russia - ma a causa degli elevati costi e delle difficoltà tecniche i lavori sono stati costantemente ritardati – e probabilmente non inizieranno ancora per alcuni anni.
Mosca sta adoperandosi per la realizzazione del gasdotto North-Stream, che trasporterà il gas dalla Russia alla Germania attraverso il Mar Baltico e la Bulgaria, evitando quindi la Polonia e i paesi baltici – e ovviamente l’Ucraina. Secondo Strategic Forecast i lavori per la costruzione del North-Stream dovrebbero iniziare a dicembre di quest’anno e il gasdotto dovrebbe diventare operativo nel 2011. Il progetto, che costerà 12 miliardi di euro, sarà finanziato dalla Russia (circa 8 miliardi), dalla Germania (fra i 3 e i 4 miliardi) e dall’Olanda (circa un miliardo). Se i costi si riveleranno maggiori, Francia e Austria potrebbero decidere di co-finanziare i lavori. Il colosso russo Gazprom controllerà il 78% del gasdotto, anche se recentemente Mosca ha dichiarato di essere pronta a cedere quote e ad accettare nuovi partner – senza scendere però al di sotto del 51%.
È ormai chiaro che l’Europa continuerà a dipendere dall’energia russa in futuro, quindi Mosca ne approfitterà per aumentare la propria influenza sul vecchio continente. Peraltro, ora che il Cremlino ha cautamente avviato una serie di riforme economiche per attrarre investimenti occidentali, i rapporti fra Unione Europea e Russia non potranno che migliorare negli anni prossimi.
A cura di Davide Meinero
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