Nella prima settimana di dicembre del 2009 gli Stati Uniti hanno esplicitamente chiesto alla Turchia di tenere separate la questione della disputa fra Armenia e Azerbaigian sul Nagorno-Karabakh e quella del riavvicinamento fra Armenia e Turchia.
La Turchia negli ultimi mesi ha fatto numerosi passi per riallacciare i rapporti con l’Armenia, ma finora non ha firmato i protocolli di normalizzazione perché teme di rovinare i buoni rapporti con l’Azerbaigian, suo alleato tradizionale – nonché nemico di Erevan. Per quanto desiderosa di riavvicinarsi all’Armenia e di consolidare così la propria influenza sul Caucaso, la Turchia dichiarato pubblicamente che non farà ulteriori passi, a meno che la disputa sul Nagorno-Karabakh non venga prima risolta.
L’Azerbaigian si sta già preparando militarmente, nel caso che la Turchia venisse meno alla promessa e firmasse gli accordi con l’Armenia indipendentemente dall’esito dei negoziati fra Azerbaigian e Armenia sul Nagorno-Karabakh. L’11 dicembre 2009 la leadership militare dell’Azerbaigian si è riunita per una serie di colloqui.
In passato l’Azerbaigian ha sempre evitato l’opzione militare perché il suo esercito versava in una condizione disastrosa. Ma
negli ultimi anni, grazie all’aumento del prezzo del petrolio, Baku si è arricchita e ha utilizzato i proventi per espandere ed equipaggiare a dovere i reparti militari – attualmente il budget dell’esercito azero è quattro volte quello dell’esercito armeno.
L’Azerbaigian però è perfettamente consapevole che intervenendo militarmente scatenerebbe non una dura reazione non soltanto da parte di Turchia, Stati Uniti ed Europa, ma anche dalla Russia, principale alleato regionale dell’Armenia, che potrebbe reagire inviando l’esercito nella regione.
A cura di Davide Meinero
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