L’8 dicembre 2009 l’agenzia di rating finanziario Fitch ha declassato le obbligazioni statali della Grecia a causa del suo deficit, mentre il giorno prima l’agenzia Standard & Poor aveva dichiarato che le banche greche sono quelle più a rischio in Europa.
I problemi economici della Grecia spaventano gli investitori esteri, che temono che ormai l’intera eurozona sia a rischio di essere destabilizzata dal debito pubblico degli stati finanziariamente più deboli - Standard & Poor infatti l’8 dicembre ha declassato anche la Spagna.
Il Consiglio Direttivo della Banca Centrale Europea il 17 dicembre prossimo discuterà senza dubbio dei problemi del sistema bancario greco.
In Grecia la spesa pubblica per il welfare è superiore a quella degli altri paesi dell’Unione – infatti è cresciuta ininterrottamente dal 13,9% del PIL del 1997 al 20% nel 2008. La spesa pubblica greca è addirittura più alta di quella italiana (17,7%) e francese (17,5%).
In Grecia la situazione delle banche appare poi particolarmente grave perché le banche hanno perso molto denaro sui prestiti concessi nei paesi balcanici.
Atene ha già preso in prestito circa 40 miliardi di euro dalla BCE, su un totale di 665 miliardi previsti per tutta l’eurozona –
circa il 6/7% di della liquidità della BCE, molto di più rispetto al contributo che l’economia greca dà all’Unione Europea (pari al 2,5%) - e questo fa si che le banche greche siano seconde soltanto all’Irlanda per livello di dipendenza dalla BCE.
Se la Grecia andasse in bancarotta anche gli altri paesi dell’eurozona si troverebbero in grave difficoltà – specialmente Irlanda, Portogallo, Spagna e Italia –
e sarebbero spinti quindi a risanare velocemente le finanze tagliando la spesa pubblica in maniera massiccia o aumentando considerevolmente le tasse –
il che rallenterebbe la crescita e causerebbe un incremento dei tassi di interesse facendo diminuire di conseguenza anche il volume degli scambi intereuropei. Quindi l’UE farà di tutto per evitare che la Grecia precipiti nel baratro.
Attualmente
sta prendendo piede l’idea di un prestito europeo, ma la Germania accetterà soltanto a condizione che la politica economica della Grecia venga posta sotto il controllo delle istituzioni dell’UE - che quasi certamente opteranno per un taglio drastico della spesa pubblica scatenando inevitabilmente un’ondata di proteste popolari.
Il primo ministro socialista Papandreu dovrà poi fronteggiare l’instabilità sociale. Già il suo predecessore Karamanlis è stato costretto a dimettersi proprio per l’aumento della violenza delle manifestazioni di piazza nel dicembre 2008.
A cura di Davide Meinero
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