Il 31 dicembre 2009 la Lituania ha chiuso la centrale nucleare di epoca sovietica di Ignalina su richiesta dell’UE, che già nel 2004 aveva fatto della chiusura dell’impianto una condizione per l’accesso all’Unione – la centrale di Ignalina era pericolosa quanto la centrale di Chernobyl e negli ultimi due anni aveva avuto una miriade di perdite e guasti.
I due reattori di Ignalina avevano una capacità di 1,300 megawatt e producevano il doppio dell’energia consumata dalla Lituania. Il surplus energetico veniva esportato a Kaliningrad, in Bielorussia, in Polonia e negli altri stati baltici.
Nel 2005 Vilnius aveva già chiuso il primo reattore, e con la chiusura del secondo la produzione totale di energia del paese calerà del 40%. Per ora però il governo non ha ancora deciso come far fronte alla riduzione di energia elettrica.
Nel 2001, durante i colloqui per l’accesso all’UE, Vilnius aveva dichiarato di voler costruire una nuova centrale nucleare, e nuove linee per importare energia dalla Svezia e rivenderla ai paesi baltici. Dopo l’ingresso nell’UE nel 2004, la Lituania ha chiesto all’Unione di finanziare la costruzione della nuova centrale, ma senza successo. Negli ultimi due anni quindi il governo ha cercato di trovare i fondi in patria, ma la crisi – che ha duramente colpito l’economia del paese – ha impedito all’esecutivo di trovare i finanziamenti necessari alla costruzione. Recentemente la Lituania ha deciso di offrire incentivi alle aziende europee che possano costruire il nuovo impianto – il cui costo si aggira intorno ai 10 miliardi di euro – che non sarà comunque operativo prima del 2020.
L’economia lituana è in piena recessione: nel 2009 il PIL ha subito un calo del 18,1% e il tasso di disoccupazione nel 2010 raggiungerà quasi sicuramente il 17,6% - mentre nel 2007 era del 4,3%.
La chiusura dell’impianto di Ignalina non potrà che peggiorare la situazione economica interna, perché causerà un aumento del costo dell’energia del 30% circa.
Per sopperire alla mancanza di energia la Lituania sarà costretta ad importare energia dai suoi vicini, compresa la Russia – da cui ha faticosamente preso le distanze sin dalla caduta dell’URSS. Mosca si è offerta di fornire a Vilnius tutta l’energia di cui necessita, ma per ora non è ancora stato firmato nessun contratto. Italia e Germania invece sono interessate a costruire una centrale a gas - che verrebbe comunque alimentata con il gas russo.
La Lituania però conosce molto bene i metodi di negoziazione dei Russi: nel 2006 infatti, mentre Vilnius e Mosca stavano discutendo l’acquisto di una raffineria, l’oleodotto proveniente dalla Russia e diretto in Lituania si è stranamente rotto (e deve ancora essere riparato).
In questo caso però Vilnius, a meno che non voglia riaprire la centrale di Ignalina, non avrà molta scelta e dovrà inevitabilmente stringere un patto con la Russia.
A cura di Davide Meinero
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