Il 31 dicembre 2009 Mosca, in seguito ad un mancato accordo sulle tariffe con Minsk, ha interrotto i rifornimenti di petrolio alla Bielorussia. Il prezzo si è immediatamente impennato e il barile ha toccato quota $80,10. L’azienda russa Transneft ha dichiarato che la Bielorussia non vuol pagare il petrolio, mentre Minsk sostiene che i nuovi prezzi chiesti dai Russi sono troppo onerosi.
Una parte del petrolio russo che attraversa la Bielorussia arriva nelle raffinerie di Naftan e Mozyr – dove viene raffinato e inviato verso gli altri paesi europei (la Bielorussia consuma solo una piccola parte del petrolio raffinato) - mentre un’altra parte raggiunge Polonia e Germania attraverso l’oleodotto Druzhba.
In risposta alla chiusura dei rubinetti
Minsk ha minacciato di aumentare il prezzo del transito nell’oleodotto che rifornisce la Germania per il 15% del fabbisogno e la Polonia per l’85%. Se così fosse la Russia potrebbe decidere di bloccare anche il flusso di petrolio diretto all’Europa, mettendo in crisi le economie di Germania e Polonia.
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